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Anziano ucciso e legato in casa a Palma di Montechiaro: fermata badante 26enne

I carabinieri fermano la badante che si occupava dell'anziano palmese: ipotesi rapina finita male

Pubblicato 3 anni fa

Svolta nell’inchiesta sulla morte di Michelangelo Marchese, 89enne di Palma di Montechiaro trovato cadavere all’interno del suo appartamento in via Pietro Attardo con mani e piedi legati l’11 luglio scorso. I carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento, coordinati dalla Procura con il pm Chiara Bisso, hanno eseguito il fermo della badante rumena, 26 anni. Quest’ultima è uscita appena ieri dal carcere di Piazza Lanza a Catania dove era stata rinchiusa per non aver rispettato le prescrizione dell’obbligo di dimora a cui era sottoposta. E’ accusata di omicidio volontario aggravato e rapina.

Le indagini

Già una prima ispezione del medico legale nell’immediatezza dei fatti aveva escluso la morte naturale. Per questo il sostituto procuratore Chiara Bisso aveva disposto l’autopsia che aveva confermato l’omicidio. Le indagini, condotte sul campo dai carabinieri della Compagnia di Licata – guidati dal capitano Francesco Lucarelli – si sono fin da subito concentrate sulla badante dell’anziano che era stata pure sentita subito dopo il delitto. Di Marchese non si avevano notizie da alcuni giorni così sono intervenuti i Vigili del Fuoco appositamente giunti da Licata. Quando hanno aperto la porta d’ingresso il cadavere di Marchese era insanguinato e presentava mani e piedi legati. La svolta nelle indagini si ha con il ritrovamento dell’auto della vittima in possesso di un pregiudicato di Canicattì che ha confermato la circostanza che la donna, dopo l’omicidio, lo avesse contattato per far sparire la macchina. La donna, secondo quanto ricostruito, dopo aver compiuto la rapina e ucciso l’uomo avrebbe lasciato la casa a soqquadro fuggendo con l’auto della vittima. Gli esami del Ris di Messina hanno fatto scattare le manette e la donna è stata tradotta al carcere di Agrigento. 

La rapina finita male

La pista  della rapina finita male è stata da subito sondata dai carabinieri: qualcuno sapeva che all’interno dell’abitazione l’89enne potesse custodire denaro contante e qualche risparmio. Gli investigatori, dunque, si sono concentrati sulla figura della badante di origine Rumena che, di solito, accudiva l’anziano nonostante i ripetuti inviti dei figli di quest’ultimo di trasferirsi in una delle loro case.

La conferenza stampa

I dettagli dell’indagine che ha visto il fermo della badante rumena sono stati resi noti in conferenza stampa dal Colonnello Vittorio Stingo, comandante Provinciale dei Carabinieri Agrigento, affiancato dal Capitano Francesco Lucarelli comandante della Compagnia d Licata e dal Tenente Carmelo Caccetta.

“Gli anziani sono il nostro patrimonio, sono la nostra eredità ed è per noi fondamentale proteggerli. Tanti anziani hanno bisogno di supporto, di aiuto, di badanti, invito i familiari a rivolgersi a Noi quando sono in dubbio, a non far entrare nelle loro case persone che potrebbero ammazzarli”, ha detto il Colonnello Stingo lanciando un vero e proprio messaggio alle famiglie.

Dunque ancora vittima un’anziano, lo stesso che aveva assunto la giovane badante e che in meno di 24ore aveva pianificato il delitto. “Un delitto non proprio perfetto”, ha detto il Capitano Lucarelli. Di fatti la donna, oltre a far sembrare il delitto una rapina finita male, ha lasciato tracce ematiche e impronte ovunque. Grazie ai Ris di Messina si è potuto risalire alla donna.

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