Agrigento

Arresto sottocapo Guardia costiera, Fresco: millantava posti e vendeva persino natanti della Capitaneria; si indaga su una decina di truffe (ft)

In Capitaneria, a Porto Empedocle, il silenzio è d’obbligo. Ma è un’opportunità piuttosto che una reticenza. Dopo il doloroso comunicato stampa diffuso stamattina alle 12,26 con il quale si rendeva noto che era stato arrestato, in flagranza di reato, Luca Fresco, 42 anni di Agrigento, sottocapo in servizio alla Guardia costiera di Porto Empedocle, il […]

Pubblicato 5 anni fa

In Capitaneria, a Porto Empedocle, il silenzio è d’obbligo. Ma è un’opportunità
piuttosto che una reticenza.

Dopo il doloroso comunicato stampa diffuso stamattina alle 12,26 con il quale si rendeva noto che era stato arrestato, in flagranza di reato, Luca Fresco, 42 anni di Agrigento, sottocapo in servizio alla Guardia costiera di Porto Empedocle, il compito ufficiale di comunicazione dei militari in divisa bianca finiva lì.

Ma non quello investigativo, dato che ulteriori indagini vengono svolte proprio dal personale della Capitaneria (che ha lavorato senza alcuna titubanza o esitazione) al comando del capitano di fregata Gennaro Fusco,  coordinato dalla Procura della Repubblica di Agrigento, guidata da Luigi Patronaggio.

Sono il procuratore aggiunto Salvatore Vella e il sostituto Chiara Bisso che conducono le indagini.

Si, perché le indagini, in realtà, come detto, non sono finite.

L’arresto di Fresco, come recita il comunicato ufficiale della Guardia costiera, riguarda le ipotesi
di reato di millantato credito e truffa aggravata continuata. Ma si riferiscono
ad un solo episodio, uno della dozzina (almeno) di cui ha contezza la
magistratura.

E’ l’episodio più clamoroso perché
supportato da prove, indagini e dai picciuli
trovati in mano al sottocapo, venerdì scorso in Via Atenea, salotto buono e ormai dimenticato di Agrigento, quando investigatori e Procura hanno organizzato la trappola.

La vittima di Fresco (rimane vittima perché la truffa
non si è consumata però, questo va detto con forza, è stata al gioco e pagando
avrebbe voluto ottenere benefici non previsti dalla legge e dal codice dei
comportamenti) microfonata e pronto all’imboscata con i mano i soldi della
tangente debitamente fotocopiati e tracciati.

Scattato l’arresto e la
contestazione formale che recita “il
militare avrebbe promesso, in cambio di denaro, dei posti di lavoro e dei titoli
professionali marittimi, millantando conoscenze importanti all’interno del
corpo delle Capitanerie di porto e dell’autorità di sistema portuale di
Palermo. In particolare, avrebbe chiesto – secondo quanto è stato ufficialmente
ricostruito dalla Capitaneria di Porto Empedocle – grosse somme di denaro, a
più soggetti, per delle assunzioni mai arrivate e delle abilitazioni e
certificazioni mai rilasciate”.

Compiuto il primo passo falso, Fresco ne compie immediatamente un
altro: nomina suo avvocato di fiducia Giuseppe
Arnone
che poco tempo dopo troverà nel carcere di Petrusa perché detenuto dopo l’arresto clamoroso della scorsa
settimana avvenuto in Tribunale.

Dovrà cambiare avvocato, Luca Fresco e – a nostro avviso – anche
strategia difensiva.

Le indagini sinora
complessivamente svolte hanno messo a nudo una cruda verità: almeno una dozzina
gli episodi di truffa e millantato credito venuta a galla.

Alcune truffe davvero superano,
pur con tanta buona volontà, l’immaginazione.

Oltre a promettere, ottenendo
decine e decine di migliaia di euro, posti di lavoro e titoli specifici da far
valere nell’ambito della professione all’interno del corpo delle Capitanerie di porto, Fresco era riuscito
persino a vendere una decina di imbarcazioni della Capitaneria con annesso carrello risultata inesistente.

L’arrestato si è dimostrato un
fenomeno, nel suo genere.

Come è nata l’inchiesta? Nel modo
più banale e prevedibile.

Fresco – raccontano le carte processuali – prometteva il suo
interessamento al fine di ottenere posti di lavoro ed altre agevolazioni in
cambio di denaro. E ai suoi malcapitati (ma non tanto, visto che sceglievano la
strada della corruzione che poi non si è consumata) oltre a promettere
verbalmente forniva anche pezzi d’appoggio cartacei a riprova della bontà delle
sue affermazioni.

E così il caso ha voluto che una
delle vittime ha provato a far chiarezza in una vicenda dalla quale non vedeva
il fondo e forte di un documento consegnatogli dal Fresco che assicurava il buon iter della sua richiesta ha chiamato
direttamente l’ammiraglio menzionato nell’atto cartaceo con quest’ultimo
assolutamente ignaro e immediatamente imbufalito.

Sono scattate le denunce e i
successivi accertamenti e si arrivati a venerdì scorso con Fresco che intasca una tranche di tangente (già tremila euro erano
stati consegnati) di appena cento euro debitamente tracciata.

Fine della storia con un
inevitabile passo indietro.

Luca Fresco, secondo quanto emerge dalle indagini, sarebbe un ludopatico. Scommette e perde somme considerevoli gettando nello sconforto i familiari.

Oggi, si è chiuso un doloroso
capitolo. Doloroso quanto il comunicato stampa della Guardia costiera.

Adesso si tenterà di riaprirne un
altro, fatto di legalità ed onestà.

Sperando che non sia troppo
tardi.

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