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Braccianti sfruttati e omicidio per punizione: casalinga di Canicattì tra i 12 arrestati

Coinvolta anche una casalinga di Canicattì finita ai domiciliari

Pubblicato 3 anni fa

Operazione dei carabinieri e della Squadra mobile di Caltanissetta che hanno proceduto all’arresto di 12 persone (11 in carcere e una ai domiciliari) per caporalato, estorsioni, sequestro di persona, rapine, lesioni aggravate, minacce, violazione di domicilio, violenza o minaccia per costringere a commettere un reato.

Durante le perquisizioni avvenute nella notte, nell’ambito del blitz denominato “Attila”, sono stati trovati in casa di uno degli arrestati due libri mastri, tuttora al vaglio degli inquirenti, nei quali erano descritti i nomi dei lavoratori sfruttati ed il compenso che si aggirava sui 25/30 euro al giorno. Ricercato un pakistano destinatario della misura della custodia cautelare in carcere.

Gli arrestati

In carcere sono finiti Muhammad Shoaib, 27 anni; Muhammad Sharjeel Awan, 20 anni; Shujaat Ali, 32 anni; Muhammad Mehdi, 48 anni; Muhammad Nawaz,32 anni; Ali Imran, 28 anni, Ahmed Bilal, 23 anni; Ali Mohsin, 32 anni; Shedaz Khuram, 33 anni, Muhammad Arshad, 37 anni. Agli arresti domiciliari Giada Giarratana, 21 anni, casalinga di Canicattì .

Le indagini

L’indagine, denominata ‘Attila’, ha preso avvio dopo numerosi interventi e denunce presentate da altri pachistani alla polizia e anche nelle stazioni dei carabinieri di alcuni paese vicini come Milena e Sommatino. I numerosi episodi di violenza, sottolineano gli investigatori, hanno permesso “di acclarare l’esistenza di una vera e propria associazione per delinquere, finalizzata ad imporre la propria egemonia sul territorio, acquisita dal protratto periodo di operativita’ e rafforzata dal costante ricorso a condotte minatorie e violente di elevatissimo allarme sociale”. Leader indiscusso del gruppo era Mahammad Shoaib che, insieme a Bila Ahmed, Ali Imran, Ali Mohsin e Giada GIarratana, reclutavano manodopera pachistana col metodo del caporalato. I loro connazionali venivano ‘offerti’ ai titolari di aziende agricole “in condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori, accordandosi sull’entita’ del compenso, che si aggirava sui 25-30 euro al giorno, e trattenendo per se’ una parte o persino la totalita’ del corrispettivo”. Chi si lamentava era vittima di efferate spedizioni punitive, come un nigeriano colpito a colpi di bastone e spranghe per avere chiesto la sua paga. Coinvolti nell’indagine anche i titolari delle imprese agricole dove i pachistani venivano condotti a lavorare perche’, sottolineano carabinieri e polizia, “trovavano conveniente rivolgersi ai caporali loro connazionali perche’ ben consapevoli che nessuna denuncia sarebbe mai potuta intervenire a danneggiarli, proprio per le condizioni di sfruttamento dei lavoratori”. Tra le violenze emerse le minacce di morte con un coltello puntato alla gola di una vittima sequestrata per tre ore per chiamare il padre in patria allo scopo di farsi mandare 5 mila euro per ottenere la sua ‘liberazione’. In un’altra occasione e’ stata aggredita una nigeriana mentre stringeva tra le braccia suo figlio di appena un anno, rapinandola di duecento euro. Il marito della donna e’ stato aggredito con calci e pugni. E’ contestata anche un”irruzione, con pistola e coltelli in una comunita’ per minorenne, pestando due degli ospiti dopo un banale diverbio con un altro ragazzino, che aveva chiesto l’intervento del boss della banda per ‘punirli’.

Braccianti sfruttati e omicidio punitivo, 12 arresti

L’omicidio di Adnan

Nel contesto di sfruttamento dei braccianti agricoli, messo in atto dalla feroce gang di pakistani, e’ maturato l’omicidio del connazionale Adnan Siddique, commesso la sera del 3 giugno, che si era ribellato, denunciando i suoi caporali. E’ emerso nell’ambito dell’operazione “Attila”, scattata oggi a Caltanissetta con 12 arresti. Per il delitto sono stati tratti in arresto sei dei soggetti colpiti dalla misura cautelare. Gia’ prima dell’omicidio la banda aveva commesso numerosi episodi di violenza in territorio nisseno, con un escalation di violenza davvero impressionante. Un nigeriano e’ stato aggredito e malmenato a colpi di bastone e spranghe di ferro per il sol fatto di aver chiesto il corrispettivo dell’attivita’ di bracciante agricolo svolto per loro conto, riportando ferite guaribili in 20 giorni. In un altro caso dopo avere chiesto a un pakistano la somma di 300 euro quale profitto dell’intermediazione illecita finalizzata al caporalato, la banda ha sequestrato per tre ore la vittima e le ha puntato un coltello alla gola, intimando di chiamare il padre in Pakistan allo scopo di farsi mandare 5 mila euro per ottenere la sua liberazione. In un’altra occasione e’ stata aggredita una donna nigeriana mentre stringeva tra le braccia suo figlio di appena un anno, rapinandola di duecento euro; e’ seguita una violenta aggressione con calci e pugni al marito della donna. In altra circostanza, e’ stato minacciato un uomo mentre si trovava a passeggiare lungo questo corso Vittorio Emanuele insieme ad un suo amico cingalese. Hanno costretto un ghanese, puntandogli un coltello alla gola, a commettere un furto presso una casa di campagna e poi gli hanno tolto anche la somma di 600 euro che il ghanese aveva con se’. Armati di pistola e coltelli, hanno in un altro episodio, fatto irruzione all’interno della comunita’ “I Girasoli Onlus” di Milena, e malmenato due minori ospiti della struttura per il sol fatto di aver avuto un banale diverbio con un altro minorenne che aveva invocato l’intervento di boss della banda.

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