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Canicattì, mangia mandragora scambiandola per spinaci: 67enne salvato dai medici

Il reparto di Medicina Interna dell’ospedale “Barone Lombardo” di Canicattì, diretto dal primario, il dottor Giuseppe Augello, si è reso protagonista di un caso di buona sanità, salvando la vita ad un sessantenne del luogo che, dopo aver mangiato mandragora scambiandola per spinaci, è finito in ospedale in coma. L’uomo, accompagnato dalla moglie, è arrivato […]

Pubblicato 4 anni fa

Il reparto di Medicina Interna dell’ospedale “Barone Lombardo” di Canicattì, diretto dal primario, il dottor Giuseppe Augello, si è reso protagonista di un caso di buona sanità, salvando la vita ad un sessantenne del luogo che, dopo aver mangiato mandragora scambiandola per spinaci, è finito in ospedale in coma.

L’uomo, accompagnato dalla moglie, è arrivato al pronto soccorso del “Barone Lombardo” nel corso della notte tra sabato e domenica. Presentava uno stato di agitazione psico – motoria che nel giro di pochi minuti è diventato coma. I medici del pronto soccorso hanno prestato le prime cure e ne hanno disposto il ricovero in Medicina Interna. Qui i medici hanno avuto l’intuizione di diagnosticare l’avvelenamento da mandragora. Impresa davvero difficile, considerato che il paziente non era in grado di riferire cosa fosse successo e mancavano dati anamnestici che indirizzassero la diagnosi. 

Sono stati somministrati i primi farmaci, è stata eseguita una risonanza magnetica in urgenza, e poi i sanitari si sono messi in contatto con il Centro Anti Veleni di Milano. I medici milanesi hanno comunicato che l’antidoto per la mandragora era disponibile all’ospedale “Garibaldi” di Catania, perciò al “Barone Lombardo” si è messa in moto immediatamente la macchina dei soccorsi.

Un autista dell’ospedale ha raggiunto Catania, già nel corso della notte, ha prelevato l’antidoto e lo ha portato a Canicattì, dove i medici lo hanno somministrato al paziente, che si è ripreso subito. Ora il sessantenne si è svegliato dal coma e ha ripreso, progressivamente, tutte le sue funzioni.  

Si tratta sicuramente – è il commento del primario di Medicina Interna del “Barone Lombardo”, il dottor Giuseppe Augello – di un caso della cosiddetta “buona sanità”. Buona sanità che, però, non deve essere legata all’intuizione di un medico o all’organizzazione di un reparto, ma deve essere elevata a sistema. Intendo ringraziare il dottor Santi Cantarella e la dottoressa Pina Cavaleri, che sono intervenuti nell’immediatezza facendo la diagnosi ed il primo intervento, ed il dottore Davide Taverna che ha assistito il paziente nelle ore successive. I ringraziamenti vanno anche ai medici rianimatori, ai radiologi, agli infermieri del reparto di Medicina Interna, ed a tutto il personale del “Barone Lombardo” che ha partecipato attivamente, contribuendo a salvare la vita al paziente”. 

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