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Canicattì, non fu duplice tentato omicidio: una condanna soltanto per detenzione illecita di arma e ricettazione

Non fu un duplice tentato omicidio. I giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Angela Wilma Mazzara con a latere i magistrati Giuseppe Miceli e Antonio Genna, hanno assolto dal reato di tentato omicidio i canicattinesi Vincenzo Mongitore e Giuseppe Sorce, protagonisti di una sparatoria nel settembre 2015 a causa di […]

Pubblicato 5 anni fa

Non fu un duplice tentato omicidio. I giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Angela Wilma Mazzara con a latere i magistrati Giuseppe Miceli e Antonio Genna, hanno assolto dal reato di tentato omicidio i canicattinesi Vincenzo Mongitore e Giuseppe Sorce, protagonisti di una sparatoria nel settembre 2015 a causa di una partita di droga di pessima qualità. I giudici hanno condannato, per il solo reato di ricettazione (la pistola calibro 45 aveva matricola abrasa) e detenzione illecita di arma da fuoco, Giuseppe Sorce alla pena di tre anni di reclusione oltre al pagamento dei 3 mila euro di multa e delle spese processuali. Non luogo a procedersi, perché deceduto nei mesi scorsi, nei confronti di Giuseppe Mongitore, padre di Vincenzo.

Questo il verdetto di primo grado. Sconfessato nella sua totalità l’impianto accusatorio prospettato dal pubblico ministero che, nei confronti degli imputati, aveva chiesto pesanti condanne: 9 anni e 6 mesi nei confronti di Vincenzo Mongitore, 10 anni nei confronti del padre Giuseppe mentre 9 anni erano stati richiesti per Giuseppe Sorce. Nessun risarcimento per l’unica parte civile costituitasi Giovanni Milana, la cui “colpa” è stata quella di trovarsi a fianco di Sorce nel momento in cui è avvenuta la sparatoria rimanendo gravemente ferito.

La vicenda risale al 16 settembre 2015: una discussione tra i Mongitore e Sorce sfocia in sparatoria avvenuta prima nell’androne del condominio di quest’ultimo e proseguita anche fuori. Protagonisti di questa storia sono Giuseppe Mongitore, accompagnato dal figlio, e Giuseppe Sorce, che si trovava in compagnia di Giovanni Milana. Il primo a sparare, secondo la ricostruzione, fu proprio Giuseppe Mongitore che con la sua calibro 9 colpì al femore e all’addome Sorce, che rispose al fuoco senza successo, e all’addome lo stesso Milana, unico non armato.

Giuseppe Sorce è difeso dall’avvocato Angela Porcello; La famiglia Mongitore è difesa dall’avvocato Calogero Meli. L’avvocato Annalisi Lentini, invece, rappresenta la parte civile Giovanni Milena.

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