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Caporalato tra Canicattì e Naro: due rinvii a giudizio

A distanza di quattro anni dall'operazione della Squadra Mobile di Agrigento si registra, dunque, primo risvolto giudiziario

Pubblicato 2 anni fa

Il gup del tribunale di Agrigento Giuseppe Miceli ha disposto il rinvio a giudizio nei confronti dell’imprenditore agricolo Gero Barbara, un narese di 48 anni, e del 53enne Remus Maririel Medregoniu, residente a Canicattì, accusati d’essere stati “i reclutatori e i sorveglianti dei lavoratori” in nero trovati in un vigneto fra Naro e Camastra. La prima udienza è stata fissata il prossimo 7 novembre davanti il giudice monocratico Manfredi Coffari. La posizione di una terza persona coinvolta, Liviu Lauìrentiu Sirbu, 47enne residente a Canicattì, è stata stralciata e sarà giudicata separatamente. A distanza di quattro anni dall’operazione della Squadra Mobile di Agrigento si registra, dunque, primo risvolto giudiziario.

Secondo l’accusa, il reclutamento illecito della manodopera sarebbe avvenuto nella piazza antistante alla chiesa di San Diego a Canicattì.
In particolare, dopo aver individuato gli operai, in violazione della disciplina giuslavoristica ed averli condotti nel fondo agricolo di contrada Mintina, agro di Naro, impiegavano la manodopera con la violazione della normativa di sicurezza e igiene (mancanza di adeguati sistemi di sicurezza, omesse visite mediche) sottoponendoli a metodi di sorveglianza degradanti consistiti nel controllo a vista dello svolgimento delle mansioni.

I “caporali” – i due romeni – si sarebbero occupati del reclutamento dei lavoratori che venivano pagati, stando alle ricostruzioni della Procura e della Squadra mobile, con un salario che oscillava tra i 30 e i 35 euro giornalieri, notevolmente inferiore a quello che prevede il contratto di categoria che è pari a 55,35 euro giornaliere.

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