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Droga, armi ed estorsione ad Agrigento, 5 indagati: c’è anche il boss Massimino 

L’indagine nasce dal ritrovamento di un mini arsenale nella villa del boss Massimino

Pubblicato 2 anni fa

Il sostituto procuratore della Repubblica Gloria Andreoli ha notificato l’avviso di conclusione indagini nei confronti di cinque persone accusate a vario titolo di un giro di stupefacenti, armi e anche di estorsione. L’inchiesta è una costola della più nota operazione Kerkent che ha fatto luce sulla scalata al vertice della famiglia mafiosa di Agrigento del boss Antonio Massimino. In questo segmento investigativo, eseguito sul campo dai carabinieri, risultano indagati lo stesso Massimino, il nipote Gerlando, Gabriele Miccichè, Marco Caruana e Giovanni Tedesco.

L’indagine nasce dal ritrovamento di un mini arsenale nella villa del boss Massimino. Per questi fatti furono arrestati lui ed il nipote. L’inchiesta però si è allargata, anche con l’uso di intercettazioni, e oggi la procura di Agrigento chiude il cerchio contestando anche un vasto traffico di droga e una estorsione. In particolare, ai Massimino e Miccichè viene contestato il trasporto di oltre 1 etto di cocaina che sarebbe poi stato commissionato al pizzaiolo Marco Caruana. Quest’ultimo, che ha già patteggiato una condanna a 2 anni e 8 mesi, venne arrestato subito dopo il blitz nei pressi della villa di Massimino. A Miccichè vengono contestate la cessione di oltre 4 chilogrammi di hashish e 200 grammi di marijuana e la ricettazione e detenzione di un mini arsenale composto da tre pistole e tre penne pistola.

Massimino e Miccichè sono infine accusati di estorsione ai danni di una persona in debito di 400 euro con il boss. Al suo indirizzo, così come emerso dalle intercettazioni, sarebbero state rivolte minacce e intimidazioni. Tutti, inoltre, avrebbe trasformato un magazzino in una vera e propria centrale dello spaccio in cui veniva suddivisa e confezionata la droga.

Antonio Massimino è figura nota nel panorama criminale agrigentino. Attualmente è detenuto al 41bis dove sta scontando una condanna a venti anni di reclusione nell’ambito dell’inchiesta Kerkent. L’operazione portò alla luce la sua scalata al vertice nella famiglia mafiosa di Agrigento. Il nipote Gerlando, dopo essere stato arrestato insieme allo zio nel blitz in villa, è stato condannato in primo grado e poi assolto in Appello. Gabriele Miccichè, invece, è attualmente sotto processo nel troncone dell’ordinario scaturito proprio dall’inchiesta Kerkent. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Salvatore Pennica e Annamaria Castelli. Con la chiusura delle indagini la procura di Agrigento si appresta a chiedere il rinvio a giudizio dei cinque indagati. 

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