Estorsioni mafiose a Licata, Angelo Stracuzzi estradato in Italia e rinviato a giudizio
L’imprenditore licatese, al centro di un’inchiesta su alcune estorsioni mafiose, torna in Italia e viene rinviato a giudizio. Era stato arrestato in Tunisia dopo una latitanza durata 3 mesi
Angelo Stracuzzi è stato estradato in Italia. L’imprenditore licatese, al centro di un’inchiesta su un giro di estorsioni mafiose tra Licata e Agrigento, è comparso in un’aula del tribunale di Palermo per l’udienza preliminare a suo carico. Stracuzzi era stato arrestato nell’agosto scorso dalla Guardia di Finanza che aveva messo fine ad una breve latitanza durata circa tre mesi. Il giudice per l’udienza preliminare Carmen Salustro questa mattina ha diposto il rinvio a giudizio nei confronti dell’imprenditore. Il processo si aprirà il prossimo 13 gennaio davanti i giudici della seconda sezione penale del tribunale di Agrigento presieduta da Wilma Angela Mazzara.
Stracuzzi, dopo un periodo di detenzione ad Hammamet, è stato scarcerato su provvedimento del gip Paolo Magro che ha sostituito la custodia cautelare in carcere con il divieto di espatrio, divieto di risiedere in Sicilia, obbligo di permanenza notturna dalle 20 alle 7 del mattino ed obbligo quotidiano di firma. L’inchiesta, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia con il procuratore aggiunto Sergio Demontis e i sostituti Claudio Camilleri e Francesca Dessì, ruota attorno alla figura di Stracuzzi. Per gli inquirenti sarebbe il protagonista di una serie di giravolte finanziarie – con lo scopo di sottrarsi da eventuali provvedimenti di sequestro – nonché di estorsioni e turbata libertà degli incanti al fine di agevolare la Stidda agrigentina.
A Stracuzzi vengono contestate due estorsioni: la prima in concorso con l’imprenditore Pullara nei confronti di una ditta che si occupa di rifiuti; la seconda, questa volta in concorso con lo stiddaro Giuseppe Chiazza, Giuseppe Manazza e Rosario Patti (giudicati separatamente), relativa ad alcuni terreni in contrada Mola Cotugno a Licata. Sempre a Stracuzzi, questa volta in concorso con la moglie Rita Giovanna Nogara, viene poi contestato il reato di trasferimento fraudolento di valori. In particolare, secondo gli inquirenti, avrebbe usato la coniuge come prestanome per evitare (senza successo) di farsi sequestrare beni a lui riconducibili.
La posizione di Angelo Stracuzzi era stata stralciata rispetto a quelle della moglie Rita Giovanna Nogara e dell’imprenditore Giuseppe Pullara. Per questi ultimi due il processo si è già aperto (sempre davanti i giudici del tribunale di Agrigento) lo scorso maggio.


