Favara, Angela Russotto vuota il sacco: “Costretta a mentire; volevano farmi sposare uno sconosciuto”
Il Gip del Tribunale di Agrigento Francesco Provenzano – come è noto – ha disposto l’imputazione coatta, rigettando la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura agrigentina, nei confronti dell’avvocato Salvatore Cusumano. Il legale favarese è accusato di favoreggiamento per aver – secondo il giudice per l’indagine preliminare – “spinto” Angela Russotto, allora compagna di Mario […]
Il Gip
del Tribunale di Agrigento Francesco Provenzano – come è noto – ha disposto l’imputazione coatta, rigettando
la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura agrigentina, nei confronti
dell’avvocato Salvatore Cusumano.
Il
legale favarese è accusato di favoreggiamento per aver – secondo il giudice per
l’indagine preliminare – “spinto” Angela Russotto, allora compagna di Mario
Rizzo, a dissociarsi pubblicamente dalla scelta del compagno di avviare una
collaborazione con l’autorità giudiziaria. La vicenda risale all’agosto 2018
quando la lettera fu pubblicata dalla stampa dopo che Rizzo aveva accusato il
cognato Gerlando Russotto di aver preso parte ad un agguato ai danni di un
ristoratore empedoclino in Belgio oltre che della detenzione di una pistola.
Sulla
vicenda i legali di Cusumano, il fratello Leonardo e l’avv. Salvatore Pennica, sono
intervenuti con una nota stampa e affermano: “Con lealtà nei confronti delle
istituzioni e fiducia nella giustizia è opportuno far conoscere che il Gip di
Agrigento non accogliendo la richiesta di archiviazione della Procura ha
disposto l’imputazione coatta nei confronti di un collega affermato per l’ipotesi
di favoreggiamento. Al fine di evitare strumentalizzazioni sia l’indagato che i
difensori ripongono massima fiducia nel giudizio che affronteranno convinti che
il dovere di un avvocato è l’avere esercitato il mandato difensivo senza
macchia e paura di essere giudicato di un reato inesistente”.
Leggendo
le carte che hanno portato all’imputazione coatta per l’avvocato Cusumano,
emerge una vicenda oscura, degna della massima attenzione, finora rimasta
inedita che coinvolge direttamente i familiari della donna.
Angela
Russotto che nel tourbillon di dichiarazioni vere, false, sollecitate (l’autorità
giudiziaria saprà e bene risolvere questo aspetto ancora complicato) ne ha
rilasciata una, spontaneamente, avanti il pubblico ministero Alessandra Russo,
che lascia di sasso. Era il 3 dicembre 2018: “Preliminarmente voglio dire che sono venuta qui spontaneamente per
raccontarvi tutta la verità perchè fino ad adesso non ho potuto raccontare la
verità perchè abitavo a casa con mio padre Salvatore Russotto e mia madre Salvatrice
Strada che mi costringevano a non rivelare la verità e a non parlare con
nessuno. Ieri, però, alla notizia che avevano deciso di farmi sposare con una
persona a me sconosciuta che vive in Belgio, tale Bottone Vincenzo, sono
scoppiata, non ce l’ho fatta più, ho detto loro che io amo mio marito, ovvero
Mario Rizzo e che me ne sarei andata da casa con mio figlio. Anzi, sono stati
loro a dirmi che se volevo stare con Mario Rizzo sarei dovuta andare via di
casa e lasciare con loro mio figlio di 2 anni e mezzo. lo mi sono opposta e
stavo per portare via con me mio figlio, tanto che lo avevo già fatto sedere in
macchina, ma mio padre lo ha tolto dalla macchina e lo ha portato a casa. A
quel punto ho chiamato i carabinieri della Tenenza di Favara e grazie a loro
sono riuscita a riavere mio figlio e ad andare finalmente via di casa per
raggiungere Mario Rizzo…”.
“… Già da tempo –
aggiunge Angela Russotto – avevo deciso di tornare a stare con Mario
Rizzo ma volevo fare le cose per bene, informando per prima cosa la Questura
per poterlo, tramite loro, raggiungere. Voglio dire che mio padre, per il fatto
che io sono andata via di casa, mi diceva che per lui è come se fossi morta,
così come Mario e anche mio figlio. Mi hanno detto più volte che ci sarebbero
state delle conseguenze ma io ritenevo profondamente ingiusto quello che mi
stavano chiedendo, quindi non l’ho potuto sopportare. Naturalmente mi hanno più
volte minacciato di non raccontare a nessuno la verità sui fatti per cui sono
stata sentita anche lo scorso agosto qui in Procura. Infatti allora non ho
raccontato la verità perché avevo paura per la mia vita, così come ho
paura anche adesso anche se ho deciso di
parlare”.
Tutta
questa vicenda, inevitabilmente, avrà ulteriore seguito.