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Femminicidio Lorena Quaranta, perizia sull’ex fidanzato: “E’ capace di intendere e volere”

De Pace, dunque, “è imputabile” e può stare in giudizio e affrontare regolarmente il processo

Pubblicato 2 anni fa

Antonio De Pace, l’infermiere calabrese accusato di aver ucciso la fidanzata Lorena Quaranta al culmine di una lite avvenuta in casa, “non presenta elementi clinicamente rilevanti tali da configurare un quadro nosograficamente definito in ambito psichiatrico”. E’ quanto emerge dalla perizia redatta dal professor Stefano Ferracuti, ordinario di psichiatria e criminologia della Sapienza di Roma, al quale era stato dato incarico dalla Corte di Assise di Messina di verificare l’eventuale capacità di intendere e volere. De Pace, dunque, “è imputabile” e può stare in giudizio e affrontare regolarmente il processo poiché “non ha una anamnesi di disturbi psichiatrici”. 

Si legge nella perizia: “Per concludere ritengo di poter affermare che il sig. Antonio De Pace allo stato non presenta elementi clinicamente rilevanti tali da configurare un quadro nosograficamente definito in ambito psichiatrico. La personalità del signore presenta evidenti aspetti ansiosi e non ha una anamnesi di disturbi psichiatrici. All’epoca dei fatti era presente una importante condizione ansiosa, con un vissuto personale di oppressione e idee di riferimento, ma detta condizione non raggiunge i criteri per poter essere considerata malattia in senso medico legale tale da ridurre grandemente o escludere la capacità di intendere o volere e il soggetto andrebbe valutato come imputabile”. 

La perizia psichiatrica era stata richiesta dal sostituto procuratore Roberto Conte. Erano stati nominati anche i periti di parte: la parte civile, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Barba, scelto il dottore Domenico Micale di Palermo mentre la difesa del De Pace ha optato per la dottoressa Giusy Fanara. 

La vicenda

L’omicidio si consuma all’interno dell’abitazione di Furci Siculo che i due fidanzati condividevano. Dopo un litigio De Pace scatena la furia omicida sulla giovane favarese uccidendola e chiamando subito dopo i carabinieri: “Ho ucciso la mia fidanzata”. Una confessione che però non ha mai convinto del tutto gli inquirenti messinesi soprattutto in assenza di una indicazione del movente. De Pace in prima battuta ha dichiarato di aver ucciso Lorena perché convinto di aver contratto il Covid-19 a causa sua. Circostanza che però è stata da subito smentita dai tamponi eseguiti ad entrambi che sono risultati negativi. A chiusura delle indagini la Procura ha pure contestato le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi nei confronti di De Pace: secondo gli inquirenti il 28enne avrebbe ideato e pianificato l’omicidio e questo sarebbe dimostrato dal fatto di aver inviato alcuni messaggi ai parenti più stretti manifestando la volontà di trasferire i propri risparmi ai nipoti.

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