Il “paracco” di Palma di Montechiaro e la “passione” per la politica: il consigliere, l’ex deputato e le elezioni
Nelle motivazioni della sentenza sul “paracco” di Palma di Montechiaro emergono i tentativi di infiltrazione del clan nella politica locale e i rapporti con un ex deputato regionale
“Le intercettazioni confluite nel presente procedimento penale hanno rivelato veri e propri tentativi di infiltrazione nella politica locale, attuati dal sodalizio criminale con forme di sostegno elettorale in favore di persone gradite al “paracco” e funzionali ad assicurare al predetto gruppo criminale una più accentuata forma di controllo e gestione del territorio, attraverso commistioni con esponenti appartenenti alla politica.” A scriverlo sono i giudici della prima sezione penale del tribunale di Agrigento nella sentenza del processo di primo grado (rito ordinario) scaturito dall’inchiesta “Oro Bianco”, l’operazione che nel 2021 fece luce sul “paracco” di Palma di Montechiaro.
In questo stralcio processuale i giudici hanno inflitto 6 condanne e assolto altrettante persone. Altri nove imputati, compreso il capomafia Rosario Pace, sono già stati condannati in via definitiva. Nelle 140 pagine del dispositivo vi è un passaggio dedicato ai tentativi del “paracco” di Palma di Montechiaro di infiltrarsi nella politica locale e la capacità di relazionarsi addirittura con un (all’epoca) deputato regionale. Secondo l’accusa, il paracco avrebbe inoltre portato all’interno del consiglio comunale un proprio “capodecina” – Salvatore Montalto – deceduto in carcere prima del processo di appello (in primo grado era stato condannato a 12 anni di reclusione).
Ecco cosa scrivono i giudici: “L’interesse agli esiti delle competizioni elettorali e l’attivismo nell’ambito della politica locale emerge, anzitutto, da alcune conversazioni registratesi proprio in concomitanza con le elezioni del Comune di Palma di Montechiaro avvenute tra la fine di maggio ed il mese di giugno 2017. Dalle stesse emerge, in particolare, che il “paracco” aveva sostenuto l’elezione di un candidato. Invero: nel corso di un dialogo avvenuto il 30 maggio 2017 tra Gioacchino Pace e Domenico Manganello i due interlocutori commentavano il fatto che Emanuele Pace avesse dato disposizioni affinché venisse organizzata una riunione finalizzata ad acquisire il consenso elettorale di alcuni ragazzi in favore di un candidato alle elezioni, chiamato all’interno della conversazione con il nome di “Totò”. Il giorno 12 giugno 2017, quando la competizione elettorale era in corso, Domenico Manganello comunicava a Gioacchino Pace che il “loro” candidato aveva ottenuto un numero di preferenze al di sotto delle stime. L’uso del plurale che compare nella conversazione rivela che il sostegno elettorale nei confronti del candidato in esame era riconducibile al gruppo criminale nel suo complesso e non, individualmente, a Manganello. Qualche ora dopo Manganello comunicava a Gioacchino Pace che “Totò”, a dispetto delle stime, era stato il primo eletto della propria lista. Nel commentare i risultati elettorali Gioacchino Pace si rallegrava per i risultati ottenuti, ancora una volta da riferire all’intero gruppo atteso l’utilizzo del plurale “noi”, a intendere che lo stesso fosse un membro del “paracco” o, comunque, un soggetto che poteva contare sul sostegno dell’associazione (Ah li ha superati tutti? E meno male, magari che camminiamo con un poco.. di dignità!). Conferma ancora più eloquente della capacità degli esponenti del “paracco” di influenzare le competizioni elettorali, e per tale via, di tentare di infiltrarsi nella politica locale giungeva alcuni mesi più tardi in occasione delle elezioni regionali siciliane, durante le quali i vertici del “paracco” decidevano di far convergere i voti controllati dall’organizzazione su Carmelo Pullara. Una prima indicazione della scelta di sostenere Carmelo Pullara si desume da una conversazione intervenuta il giorno 4 agosto 2017 tra Sarino Laurcella e un elemento dello staff di Pullara, durante la quale quest’ultimo manifestava al suo interlocutore l’intenzione di organizzare un incontro elettorale, che incontrava il pieno e assoluto favore di Lauricella, il quale, parlando al plurale, assicurava che sarebbe stata organizzata una bella accoglienza al candidato alle elezioni. La conferma che gli esponenti del “paracco” avevano appoggiato la candidatura di Carmelo Pullara si ricava, poi, da un’altra conversazione intercorsa il 26 ottobre 2017 tra Domenico Manganello e Tommaso Vitanza, in cui il primo rappresentava al secondo la bontà della decisione di sostenere il citato candidato, il quale peraltro in passato gli aveva assicurato plurimi favori in ambito ospedaliero (“Perchè l’ho conosciuto io, a me ha fatto favori, che io di questi favori non ne vorrei fatti niente però uno ha l’amico, al momento del bisogno, viene un altro amico e lo va a cercare, perchè sono malattie!”). Nel corso della conversazione Vitanza manifestava la sua personale stima nei riguardi di Pullara: “Io a questo lo conosco, mi è simpatico, l’ho visto, ci vediamo, ci salutiamo.. altro per altro mi faccio il conto e glielo do. No io, tutta la mia famiglia”). Il 6 novembre 2017 si svolgevano le elezioni regionali e in tale data si registravano numerose conversazioni aventi ad oggetti l’esito delle elezioni. La sequenza delle intercettazioni iniziava alle 11.36 con Salvatore Montalto che contattava Domenico Manganello per fornirgli i primi risultati elettorali e per riferibili che il “loro” candidato Pullara aveva ottenuto circa 5.600 voti a Licata e circa 1.000 preferenze a Palma di Montechiaro e, pertanto, era il primo della lista e quindi sarebbe stato con ogni probabilità eletto. Subito dopo Manganello contattava Sarino Lo Vasco per comunicargli quanto appena appreso [..] Da una conversazione avvenuta il giorno successivo tra Manganello e Giuseppe Blando emergeva che i membri del “paracco” si aspettavano di ricevere dal candidato neo-eletto segni concreti di riconoscimenti, come già era avvenuto in passato. Manganello, infatti, precisava che quando si rivolgevano a Pullara era solo “per bisogno”, vale a dire per chiedere favori (“vedi quando telefoniamo a lui, noi gli telefoniamo per bisogno”). Effettivamente, sia nel periodo antecedente sia in quello immediatamente successivo alle elezioni regionali si registravano numerosi contatti tra alcuni esponenti di spicco del “paracco” e Carmelo Pullara, finalizzati ad ottenere un intervento o un interessamento di quest’ultimo in favore dei componenti del gruppo criminale. In conclusione, le plurime conversazioni qui riassunte concernenti la struttura organizzativa del “paracco”, la sua rilevante capacità intimidatoria nonché gli scopi associativi perseguiti da tale gruppo criminale consentono di ritenere che ancora oggi il “paracco” si presenti quale associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata, avvalendosi della forza di intimidazione che scaturisse dal vincolo associativo, a commettere reati, a realizzare profitti e vantaggi ingiusti e, in generale, a porre intere comunità di cittadini stanziati nei territori di riferimento a una condizione di assoggettamento.”