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L’omicidio dell’imprenditore Passafiume, condanna definitiva all’ergastolo per Filippo Sciara

Diego Passafiume, piccolo e onesto imprenditore del movimento terra, era ritenuto scomodo. Non si era piegato alle regole e alla prepotenza di Cosa nostra

Pubblicato 36 minuti fa

Diventa definitiva la condanna all’ergastolo di Filippo Sciara, storico uomo d’onore della famiglia mafiosa di Siculiana, per l’omicidio dell’imprenditore Diego Passafiume, ucciso a Cianciana il 22 agosto 1993 davanti a moglie, cognata, suocera e nipoti. La Cassazione, rigettando il ricorso della difesa, ha messo il sigillo sulla complessa vicenda confermando il verdetto dei due precedenti gradi di giudizio. Si chiude così definitivamente una parentesi dolorosa soprattutto per i familiari della vittima, tutti costituiti parte civile tramite gli avvocati Danilo Giracello e Daniela La Novara.

Un delitto di mafia che per oltre venticinque anni è rimasto un vero e proprio “cold case”. Diego Passafiume, piccolo e onesto imprenditore del movimento terra, era ritenuto scomodo. Non si era piegato alle regole e alla prepotenza di Cosa nostra. Un appalto che faceva gola a molti, come tanti in quel periodo nella bassa Quisquina, avrebbe poi innescato la micidiale reazione. Era il 22 agosto 1993. Passafiume venne ucciso in contrada “Ponte padre Vincenzo” a Cianciana mentre si trovava in auto con moglie, suocera e nipoti. Tutti si stavano recando a casa di un parente per festeggiare il diciannovesimo anniversario di matrimonio.

L’impianto accusatorio, confermato in via definitiva, si fondava su due colonne portanti: il riconoscimento dei familiari presenti durante l’agguato e le dichiarazioni del già collaboratore di giustizia Pasquale Salemi che definì il contesto e indicò il boss Giovanni Pollari, storico capomafia di Cianciana deceduto mentre stava scontando l’ergastolo, il mandante del delitto. Moglie e nipote della vittima, già nell’immediatezza dell’omicidio, fornirono importanti elementi utili ma la svolta avviene nel 2016. Alla donna viene mostrato un album fotografico relativo al processo Akragas, la prima maxi inchiesta sulla mafia agrigentina. La signora riconosce la foto numero 66, l’assassino del marito: è Filippo Sciara: “Si, per la seconda volta dopo l’omicidio che ha fatto..l’ho visto per la seconda volta nella foto del mio avvocato”. Un secondo riconoscimento avviene circa un anno più tardi, questa volta nella sede del Reparto operativo dei Carabinieri di Agrigento. L’ultimo e decisivo riconoscimento, infine, durante il processo: “Ha sparato a mio marito.. al mille per mille..”. 

Filippo Sciara è un nome noto nel panorama mafioso agrigentino. Elemento di spicco della famiglia mafiosa di Siculiana, ergastolano, indicato come uno dei carcerieri del piccolo Giuseppe Di Matteo durante la prigionia trascorsa in almeno quattro covi nella provincia di Agrigento. La svolta arriva il 7 settembre 2018 a distanza di venticinque anni dall’omicidio e dopo ben due archiviazioni: i carabinieri, in una indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, arrestano Sciara.

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