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Inchiesta Cuffaro, il “Signore degli anelli” della Dc stoppato alle porte della campagna elettorale

La richiesta di arresto da parte della Procura di Palermo e le ipotesi di un sistema corruttivo finalizzato alla creazione di consenso elettorale potrebbero fermare le ambizioni dell'ex Governatore

Pubblicato 2 ore fa

Come andrà a finire l’inchiesta che da ieri sembra aver travolto Totò Cuffaro e mezza Democrazia Cristiana si vedrà. Che quel sistema corruttivo finalizzato a controllare appalti, incarichi e nomine ipotizzato dai magistrati ci sia o meno, se le accuse reggeranno oppure no sarà il tempo a dirlo.

Quello che al momento sappiamo è che questa mossa della Procura di Palermo mette sotto scacco il “Re”. Un politico, Cuffaro, che si trova in pienissima campagna elettorale in vista delle comunali e delle Regionali, che ha continuato a tessere la sua tela di accordi e legami (politici, sia chiaro) in tutta l’isola con la sapiente pazienza di chi sa come muoversi a suo agio nel mare magno del centrodestra.

Così in questi mesi l’ex presidente della Regione ha agito come un novello Sauron de “Il Signore degli Anelli”, invocando il potere dell’Unico: il grande Scudocrociato che alberga nel cuore di una intera classe politica siciliana e non solo. Tanti gli avvicinamenti ufficiosissimi registrati in vista delle prossime tornate elettorali, anche in provincia, con pezzi di Forza Italia e Fratelli d’Italia (per tacer di personaggi politici di recentissima fede leghista) che hanno legami profondissimi con la Dc, vecchia o nuova che sia e che ne avvertono il richiamo e che, così come tanti elettori, nel segreto dell’urna sanno che Dio li vede e Schifani no.

Tutto è stato condotto con la maestria di sempre e una politica dei molteplici forni (due non bastano più): mentre il partito a livello locale agisce in modo autonomo, quando serve persino capeggiando l’opposizione al medesimo centrodestra, a Palermo vince la ragion di Stato in quanto membri di una Giunta che però adesso sembra sempre più avviata verso un’autodistruzione inevitabile. Così Cuffaro pensava globale e agiva locale: sindaci, candidati ai consigli comunali, deputati. Se da una parte comunicava di sé l’immagine del contadino impegnato a coltivare la sua vigna, dall’altro continuava a lavorare per rafforzare un partito che ha fatto rinascere.

Il 2025, tra l’altro, si è confermato un annus horribilis per la politica agrigentina sul fronte giudiziario: ben prima di Cuffaro a essere stato raggiunto dalle inchieste è stato, come si ricorderà, Roberto Di Mauro. Anche nel suo caso non si può prevedere cosa avverrà e che risvolti avrà il filone appalti e mazzette, ma svolgere una campagna elettorale con la spada di Damocle di un avviso di conclusione delle indagini, un rinvio a giudizio o, peggio, un provvedimento di carcerazione certamente non potrà che influire pesantemente sulla possibilità di aver mano libera nelle fasi di ricerca del consenso (legale, sia chiaro).

Così, ancora una volta, si rischia che a essere decisivo nella composizione della scheda elettorale sia l’attività della magistratura prima ancora che la scelta dei cittadini.

E questo, chiaramente, non è colpa dei magistrati.

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