Mafia agrigentina: il ruolo egemone della famiglia Messina
La requisitoria, illustrata in quasi mille pagine, dai pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Palermo
Per i pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Palermo non ci sono dubbi: la mafia di Poto Empedocle ha come capo Fabrizio Messina assumendo un ruolo egemone su tutto il territorio. Un capitolo specifico della requisitoria, illustrata in quasi mille pagine, è stato dedicato al clan Messina per poi avanzare richiesta di condanna nei confronti di 26 imputati coinvolti a vario titolo nella maxi inchiesta sulle cosche mafiose di Villaseta e Porto Empedocle e su un traffico di stupefacenti in mezza Sicilia. Le pene più alte (20 anni di carcere) sono state proposte per i boss Pietro Capraro e Fabrizio Messina – ritenuti rispettivamente al comando della cosca mafiosa di Villaseta e di Porto Empedocle. Ecco cosa scrivono i pubblici ministeri:
Il ruolo egemone della famiglia Messina nell’evoluzione della “famiglia” di Cosa nostra di Porto Empedocle
La famiglia di Cosa nostra di Porto Empedocle è da lungo tempo appannaggio della famiglia Messina, tra le più autorevoli dell’intera associazione mafiosa e che in una vera e propria successione dinastica esprime ormai da decenni gli esponenti apicali della locale articolazione. Così come accertato con sentenze divenute irrevocabili era infatti proprio in forza della loro appartenenza a Cosa nostra che i componenti della famiglia Messina erano protagonisti nella nota guerra di mafia tra Cosa nostra e la stidda che a partire dalla metà degli anni ‘so coinvolgeva (anche) la provincia di Agrigento e nel corso della quale venivano uccisi Messina Antonio (all’epoca giustappunto reggente della famiglia di Porto Empedocle) ed i suoi figli Giuseppe e Gerlando, rispettivamente padre e zio degli odierni indagati Messina Fabrizio e Messina Valentino. Dopo una breve parentesi in cui la reggenza della famiglia mafiosa empedoclina era stata gestita da Putrone Luigi, poi divenuto collaboratore di giustizia al termine di una latitanza durata 7 anni, la famiglia Messina di fatto acquisiva nuovamente il pieno controllo della predetta articolazione territoriale tramite Gerlandino Messina (fratello di Fabrizio e Valentino nonché di Salvatore, arrestato nel 1999 e in seguito condannato in via definitiva all’ergastolo per associazione di tipo mafioso e omicidio) il quale, sebbene condannato alla pena dell’ergastolo per associazione di tipo mafioso e per diversi omicidi, tra i quali quelli del maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli, riusciva comunque a rivestire un ruolo di vertice .
Le riunioni con gli esponenti della famiglia di Agrigento/Villaseta
Il ruolo apicale rivestito da Messina Fabrizio in seno all’articolazione mafiosa emerge inoltre dalle plurime riunioni riservate che egli, con carattere di sistematicità, ha intrattenuto con i referenti della famiglia mafiosa di Agrigento/Villaseta, i coimputati Capraro Pietro, Licata Gaetano e MinioGabriele; riunioni queste che è certamente bene evidenziare, proprio a plastica dimostrazione dell’autorevolezza mafiosa del Messina, si sono svolte quasi tutte in Porto Empedocle, ove i sodali villasetani erano soliti recarsi giustappunto in ossequio al rango mafioso del Messina.
In particolare, nell’arco temporale compreso tra i mesi di luglio del 2022 e di dicembre 2023, sono stati documentati oltre 20 riunioni intrattenute tra Messina Fabrizio ed i citati uomini d’onore di Agrigento/Villaseta. Detti incontri risultano tutti caratterizzati dall’adozione di particolari cautele da parte degli imputati, volte a ridurre ogni forma di contatto preliminare e a garantire la massima segretezza degli argomenti trattati, dei partecipanti e dei luoghi prescelti, al fine di sfuggire ad ogni possibile attività investigativa nei loro confronti. Proprio a fronte delle plurime cautele con cui gli incontri sono stati organizzati, è stato possibile documentarne l’aspetto visivo attraverso i numerosi sistemi di video sorveglianza installati nei luoghi di interesse ma non di captarne l’audio. Nonostante ciò, la contestuale analisi dell’attività tecnica di intercettazione svolta a margine di detti incontri ha permesso di ricollegare taluni episodi alla gestione del traffico illecito di sostanze stupefacenti o comunque alla risoluzione di questioni relative ad affari illeciti in cui sono risultate coinvolte entrambe le famiglie mafiose.
Il controllo del territorio
Emblematica espressione del potere mafioso esercitato da Messina Fabrizio si coglie altresì dalla sua dimostrata capacità di mantenere il pieno controllo nel territorio di Porto Empedocle e ciò, sia agendo quale “arbitro” nelle controversie tra terzi che a lui si rivolgevano giustappunto riconoscendogli un determinante e troncante potere decisorio, sia quale soggetto capace di garantire (a chi a lui si rivolge) la propria intercessione con accondiscendenti rappresentanti della pubblica amministrazione, onde ottenere trattamenti di favore. Quanto accaduto e ricostruito rappresenta efficacemente altra significativa e tipica funzione, notoriamente svolta da Cosa nostra sul territorio, e che ormai con incessante e periodica frequenza viene puntualmente registrata in ogni attività di indagine che riguarda detta associazione.
Ed invero, la continuità degli interventi risolutori che il Messina esercitava in quanto in tal senso sollecitato da terzi, ne rivelano la veste di soggetto in grado di assicurare, mediante il ricorso all’intimidazione derivante dalla sua notoria appartenenza a Cosa nostra, una sorta di arcaica forma di giustizia sociale, parallela a quella statuale. Non vi è dubbio che svolgendo siffatta attività il Messina si sia reso consapevole di alimentare quel pernicioso asserito potere di mediazione che, come noto, rappresenta una delle declinazioni del controllo sul territorio esercitato dall’associazione mafiosa. Il ruolo del Messina quale referente mafioso di rango capace di mantenere il pieno dominio delle dinamiche criminali è risultato a tal punto radicato da consentirgli di essere riconosciuto dalle persone offese – evidentemente contigue al sodalizio mafioso quale capo mafia che può assicurare protezione dalle azioni “indebite” commesse da parte degli altri gruppi mafiosi che avevano “sconfinato” nel territorio di Porto Empedocle.
Emblematiche in tal senso sono le nitide acquisizioni raccolte con riferimento ai ripetuti incontri che proprio con il Messina hanno effettuato due persone successivamente ai delitti commessi ai loro danni da parte degli esponenti della famiglia di Agrigento/Villaseta. Alla luce dei numerosi elementi raccolti, non residuano dubbi in ordine alla penale responsabilità di Messina Fabrizio per il delitto di cui all’art. 416 bis c.p. Egli infatti, in epoca successiva al giudicato per il delitto di partecipazione ad associazione mafiosa, ha rivestito un ruolo di vertice in seno all’organizzazione mafiosa, partecipando con carattere di continuità a molteplici riunioni con altri esponenti di vertice di Cosa nostra, risultando, con palmare evidenza, pienamente coinvolto nella pianificazione, prima, e nella realizzazione, poi, delle strategie operative del sodalizio






