Mafia, al via il processo di appello al boss Derelitto e al suo braccio destro
In primo grado sono stati condannati rispettivamente a 14 anni di reclusione e 10 anni e 8 mesi di carcere
Al via il processo di appello nei confronti del boss Giovanni Derelitto, ritenuto il capo della famiglia mafiosa di Burgio, e di Alberto Provenzano, considerato il braccio destro del capomafia. I due imputati, coinvolti nell’operazione dei carabinieri che ha smantellato il mandamento mafioso di Lucca Sicula-Ribera, in primo grado sono stati condannati rispettivamente a 14 anni di reclusione e 10 anni e 8 mesi di carcere. È stata riaperta l’istruttoria dibattimentale e un testimone della difesa di Provenzano sarà sentito in aula il prossimo 4 dicembre.
Al capomafia Giovanni Derelitto (difeso dall’avvocato Vincenzo Castellano), ritenuto il boss di Burgio, veniva contestato il reato di associazione mafiosa con il ruolo di promotore e organizzatore. Derelitto è un personaggio di peso nel panorama criminale agrigentino il cui nome – addirittura – compare già a partire dal 1984 con l’operazione “Santa Barbara” per poi riapparire nei blitz “Scacco Matto” e “Eden 5 – Triokolà”.
Anche ad Alberto Provenzano (difeso dall’avvocato Vincenzo Giambruno), ritenuto il braccio destro di Derelitto, è contestato il reato di associazione mafiosa ma con il ruolo di partecipe. Provenzano ha una storia mafiosa di rilievo. Venne catturato nei primi anni del 2000 nell’ambito dell’operazione “Cupola”, la retata antimafia che permise alla Squadra mobile di Agrigento di interrompere un summit mafioso con oltre una dozzina di boss riuniti attorno ad un tavolo per ratificare l’elezione a capo della mafia provinciale di Maurizio Di Gati.


