Agrigento

Aica, tante belle speranze e pochi soldi: ecco cosa sta succedendo

Mattinata di incontri istituzionali per affrontare il debito di Siciliacque e il futuro della società: si guarda all'ipotesi di emendamenti ad hoc alla finanziaria regionale

Pubblicato 1 ora fa

High Hopes, Grandi speranze. E’ con il titolo di un famoso e suggestivo brano dei Pink Floyd che si può riassumere una lunga giornata di incontri e riunioni sul futuro del servizio idrico locale.

Al centro di tutto, come Grandangoloagrigento.it aveva anticipato, il debito da oltre 22 milioni di euro che Aica deve gestire nei confronti di Siciliacque. Proprio con la società pubblico-privata che agisce da sovrambito e la Regione era la prima riunione della giornata, al termine della quale si è ostentato ottimismo sebbene i risultati dicano altro: innanzitutto dall’Assessorato all’Energia è arrivato un secco “no” alla tesi – su cui si riponevano grandi speranze, sempre quelle – di far passare l’acquedotto Favara di Burgio come “risorsa endogena” per la quale quindi Aica non dovrebbe pagare. In sintesi si è spiegato che, piaccia o no, l’infrastruttura è inserita nella convenzione con Siciliacque (che ha ribadito come questo debito metta a rischio la tenuta del proprio bilancio) e quindi quest’ultima ha il diritto a chiedere il pagamento.

Sul debito, chiarito che la Regione non interverrà levando le castagne dal fuoco ad Aica versando le somme al posto della consortile, si è riusciti ad arrivare ad un accordo di massima che prevede l’obbligo dell’Azienda idrica agrigentina di mettere sul tavolo una nuova proposta di riduzione dell’esposizione, dopo che la precedente era stata respinta, con una disponibilità di massima di Siciliacque a ridurre il credito quantomeno degli interessi, mantenendo inalterata la quota capitale.

Grandi speranze e tanto ottimismo anche al termine dell’incontro allargato con i sindaci che ha visto la presenza anche dei deputati (segnatamente Lillo Pisano, Ida Carmina, Angelo Cambiano, Margherita La Rocca Ruvolo e l’assessore regionale Giusi Savarino) durante il quale si è parlato, pare, di tutto tranne che del gigantesco elefante nella stanza, cioè del debito dei sindaci verso Aica. Anzi.

Si è lungo discusso e dibattuto – sempre con le grandi speranze di cui sopra – di trovare soluzioni normative in sede di Finanziaria regionale e di leggi di bilancio nazionale. Tra queste c’è di chiedere allo Stato fondi straordinari per la ristrutturazione delle reti idriche e soprattutto chiedere alla Regione di sborsare il 60% del debito verso Siciliacque perché si tratta di acqua che non può essere bollettata, rappresentando infatti la quota che si disperde sotto terra a causa delle perdite. Altra ipotesi è quella di chiedere alla Regione quantomeno di destinare delle somme ad Aica sottraendole nel tempo ai trasferimenti ai Comuni, ma attraverso un sistema che non è chiaro.

L’impegno del Cda e del suo presidente Danila Nobile, che si sta oggettivamente spendendo in prima persona per cercare di spegnere (senz’acqua) un incendio ormai abbastanza violento, è di presentare nei prossimi giorni delle bozze di emendamento da far presentare all’Ars per la Finanziaria che possano rappresentare per Aica un paracadute.

Intanto la data del 21 novembre è alle porte e, a parte le grandi speranze non c’è traccia dei soldi necessari per pagare i debitori.

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