Agrigento

Mario Rizzo ritratta tutto: “Non sarò mai un pentito”

“Non sarò mai un pentito e mai sarò un collaboratore di giustizia perché non ho niente da pentirmi e niente da collaborare. Quello che i giornali hanno scritto su di me sono delle falsità” (nominando anche Grandangolo). Il ragioniere Mario Rizzo, alias “bacchetta”, ritratta tutto. E cambia nuovamente avvocato nominato Calogero Lo Giudice. Nella giornata […]

Pubblicato 6 anni fa

“Non sarò mai un pentito e mai sarò un collaboratore di giustizia perché non ho niente da pentirmi e niente da collaborare. Quello che i giornali hanno scritto su di me sono delle falsità” (nominando anche Grandangolo).

Il ragioniere Mario Rizzo, alias “bacchetta”, ritratta tutto. E cambia nuovamente avvocato nominato Calogero Lo Giudice. Nella giornata di ieri il 32enne è stato interrogato dai poliziotti della Squadra Mobile di Agrigento guidata da Giovanni Minardi e ha fornito una versione che si allontana parecchio rispetto a quelle precedenti. 

Rizzo, alias “bacchetta”, non ha un grande curriculum criminale: ha un diploma in ragioneria e il più grande problema con la legge che abbia mai avuto è stato quello di dover scontare una pena in una casa lavoro a Favignana. Il primo incontro di Mario Rizzo con i magistrati della Procura agrigentina avviene il 27 giugno 2018. Pochi giorni prima era stato interrogato dai procuratori distrettuali che hanno ripassato la palla ai colleghi di Agrigento. Sono tante le domande che vengono poste a “bacchetta” che comincia  con il “botto” auto-accusandosi dell’agguato nei confronti di Saverio Sacco, un ristoratore di Porto Empedocle emigrato a Liegi, tirando in ballo anche il cognato Gerlando Russotto, 29 anni di Favara e fratello della moglie di Rizzo, e Salvatore Prestia, 37 anni originario di Porto Empedocle, cognato del fratello del boss di Cosa Nostra Gerlandino Messina, catturato a Favara nel 2010 dopo oltre un decennio di latitanza. Mario Rizzo svela il movente, i nomi delle persone coinvolte e fornisce una spaccato molto inquietante: si spara veramente per niente. Saverio Sacco è un empedoclino emigrato in Belgio dove apre una pizzeria a Liegi. Poco prima era stato arrestato dalla polizia belga che aveva fatto irruzione nel suo appartamento grazie ad una soffiata trovando piantagioni di marijuana. Secondo Rizzo la moglie di Saverio Sacco avrebbe accusato Salvatore Prestia di esser l’autore della soffiata ai poliziotti. Uno sgarbo che Prestia non può accettare: “iu ca sugna u cugnatu du frati do boss Gerlandino Messina” – avrebbe detto a Rizzo. Si decide allora di punirlo con un atto clamoroso. La sera del 28 aprile 2017 entra in azione un commando composto da Salvatore Prestia, Mario Rizzo e suo cognato Gerlando Russotto, alla guida dell’auto. Ad un patto, non bisogna ucciderlo ma ferirlo. Vengono sparati 3-4 colpi di pistola, nasce una colluttazione tra Sacco e Prestia che perde l’arma. La moglie di Sacco riconosce l’attentatore nel suo compaesano. Da quel momento Prestia fugge e diventa ufficialmente latitante. Verrà arrestato a Porto Empedocle. Questa vicenda, circa un mese dopo il primo verbale firmato da Rizzo, ha portato al sequestro di una pistola ed un fucile trovati in seguito ad una “soffiata” nel sottoscala dell’abitazione di Gelando Russotto.

Ieri il cambio di rotta: Rizzo “accusa” i giornali di aver scritto fesserie, di essersi inventato tutto circa la collaborazione che – mette a verbale – “è stata una falsa collaborazione con la giustizia”. Poi aggiunge di non aver mai incontrato Salvatore Prestia, di non conoscerlo e che le accuse mosse nei confronti del cognato rientravano in una logica di conflitti personali fra loro. 

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