Agrigento

Migranti, card. Montenegro: “In ginocchio per San Calogero ma respingiamo gli altri”

“Accogliere il forestiero per noi cristiani è un valore sacro: è il Vangelo che ci chiede di farlo”. Lo sottolinea l’arcivescovo di Agrigento, card. Francesco Montenegro, che nel 2013 accompagnò il Papa nel suo pellegrinaggio a Lampedusa. Oggi Bergoglio, alle 11, a casa Santa Marta celebrerà una messa senza fedeli nell’anniversario di quel pellegrinaggio. “Io […]

Pubblicato 4 anni fa

Accogliere il forestiero per noi cristiani è un valore sacro: è il Vangelo che ci chiede di farlo”. Lo sottolinea l’arcivescovo di Agrigento, card. Francesco Montenegro, che nel 2013 accompagnò il Papa nel suo pellegrinaggio a Lampedusa.

Oggi Bergoglio, alle 11, a casa Santa Marta celebrerà una messa senza fedeli nell’anniversario di quel pellegrinaggio. “Io – osserva a Vatican news il porporato- sottolineo sempre una contraddizione: noi agrigentini ci inginocchiamo davanti a San Calogero che è un santo ‘nero’. Lui ce lo teniamo stretto, mentre gli altri ‘neri’ vogliamo respingerli. Lui che è nero, secondo la tradizione, venne ad aiutare i bianchi appestati, senza porsi alcun problema. Se davvero fossimo devoti di san Calogero, ed essere devoti significa saper imitare, dovremmo essere capaci anche di accogliere. In mezzo a tutta questa gente che arriva ci possono essere i delinquenti, non dico di no, ma ci possono essere anche i santi”.

Montenegro dedica anche una riflessione al tempo della pandemia: Devo dire che c’è stato un risveglio di solidarietà in questi mesi di pandemia. Non legata necessariamente al Vangelo, ma spontanea, diciamo anche laica. Io quello che mi auguro è che non dimentichiamo troppo presto quello che è avvenuto ma semmai sappiamo approfondirlo per aiutarci di più. Noi corriamo il rischio di dimenticare. In quei giorni la paura ha preso il sopravvento, anche tanta preghiera è stata fatta solo per paura. Ma dovremmo piuttosto pregare per metterci in ricerca di Dio, per sentirlo vicino”.

“Che inferno” si vive in Libia, “nei lager di detenzione”., ma ci danno una “versione distillata”. E’ la forte denuncia del Papa nel corso della messa celebrata a Casa Santa Marta a sette anni dal suo pellegrinaggio a Lampedusa. Il Pontefice parla a braccio ed è proprio questo il passaggio più forte, nel quale Bergoglio denuncia la situazione in cui vivono i migranti in Libia. “Ricordo quel giorno, 7 anni fa, a Lampedusa, nel Sud dell’Europa, in quell’isola. Alcuni mi raccontavano le loro storie, quanto hanno sofferto per arrivare li’ – dice Bergoglio a braccio -. C’erano degli interpreti e uno raccontava cose terribili nella sua lingua e l’interprete sembrava tradurre bene ma questo parlava a lungo e la traduzione era breve. Pensai: si vede che questa lingua ha giri più lunghi per esprimersi”.  No alla “globalizzazione dell’indifferenza”, il “benessere” ci rende “insensibili alle grida degli altri”. Lo denuncia il Papa celebrando la messa a Casa Santa Marta in occasione del settimo anniversario del pellegrinaggio a Lampedusa. Nella cappellina di Santa Marta non ci sono fedeli per l’emergenza coronavirus: alla celebrazione partecipano alcuni dipendenti del dicastero preposto allo Sviluppo Umano Integrale. Bergoglio si rifà all’omelia pronunciata sette anni fa a Lampedusa: “La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza”. “Protesi alla ricerca del volto del Signore, lo possiamo riconoscere nel volto dei poveri, degli ammalati, degli abbandonati e degli stranieri che Dio pone sul nostro cammino. E questo incontro – osserva Bergoglio- diventa anche per noi tempo di grazia e di salvezza, investendoci della stessa missione affidata agli Apostoli”.

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