Non dimentichiamo: in memoria delle donne vittime di violenza
L’unica ambizione di questo scritto è quella di narrare storie spesso dimenticate ma che sono sorrette, ancora oggi, dal ricordo e dall’amore di parenti, amici, familiari
Storie diverse, stesso destino. Oggi è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, una ricorrenza istituita dall’Onu nel 1999 per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della nonviolenza e del rispetto delle donne. I numeri ci dicono che siamo di fronte ad una vera e propria emergenza: nell’anno che si sta per concludere sono 51 le vittime di femminicidio, quasi 3 mila le violenze sessuali, circa 700 i casi di revenge porn e oltre 33mila chiamate al numero anti-violenza.
Grandangolo, nel suo piccolo, ha deciso oggi di dedicare un’intera pagina alle storie delle donne agrigentine vittime di violenza negli ultimi venti anni. Donne uccise dai mariti, dai compagni, dalle fidanzate. Per gelosia, per possessione. Ma anche ragazze suicidatesi perchè ricattate o scomparse nel nulla. L’unica ambizione di questo scritto è quella di narrare storie spesso dimenticate ma che sono sorrette, ancora oggi, dal ricordo e dall’amore di parenti, amici, familiari. Da una ricerca – che dal 2000 ci porta ai nostri giorni – ne abbiamo contate 16. E ci scusiamo già da ora se ne abbiamo tralasciata qualcuna. Non dimentichiamole.
ANTONELLA FERRO. 20 MARZO 2000. RAFFADALI
Antonella era una studentessa di appena 18 anni che frequentava l’istituto d’arte di Sciacca con la passione per la musica e la danza. Una storia d’amore tormentata, quella con il sergente dell’esercito Mariano Balistreri, 25 anni. La ragazza aveva deciso di mettere fine alla relazione, forse a causa di un tradimento di lui. Il sottufficiale non aveva mai accettato il pensiero di vivere senza la fidanzata e così ha iniziato a perseguitarla, a tempestarla di chiamate a tal punto da spingere il papà Alfonso Ferro a denunciare ai carabinieri le molestie subite dalla figlia. Fino al tragico epilogo della mattina del 20 marzo 2000. Mariano si apposta sotto casa di Antonella e, quando la vede uscire, la colpisce con tre coltellate. Una, l’ultima, fatale al cuore. Poi si costituisce e dice agli investigatori: “Si, sono stato io ma non dite niente a mia madre.”
GIOVANNA DE ROSSI. 6 DICEMBRE 2009. MONTALLEGRO
Giovanna De Rossi, 68 anni, era originaria di Roma ma aveva deciso di trasferirsi a Montallegro, nell’agrigentino, dopo alcune vicissitudini familiari. In paese era conosciuta come persona facoltosa e con amicizie importanti. Era iscritta ad una loggia massonica, la “Saverio Friscia” di Sciacca. Il 6 dicembre 2009 viene ritrovata all’interno del suo appartamento in un lago di sangue. Il cranio fracassato. La svolta del caso arriverà due anni più tardi quando un 21enne del paese – Leonardo Iatì – confessarà l’omicidio. Investigatori e inquirenti erano sulle sue tracce da quando un certosino esame del Dna sul padre, poliziotto in servizio alla questura di Agrigento, aveva svelato la compatibilità con il presunto assassino. Lo stesso ragazzo ammise di avere ucciso la donna per soldi. Era pieno di debiti di gioco.
COSTANZA PADURARU. 31 GENNAIO 2010. CANICATTÌ
“Ho ucciso io mia moglie”. Calogero Onolfo, pensionato canicattinese, si è presentato nella sede della caserma dei carabinieri della città confessando di aver ammazzato l’ex coniuge poco prima. Costanza Paduraru, originaria della Romania ma da anni residente a Canicattì, aveva deciso di separarsi dal marito e chiedere il divorzio. Una scelta mai digerita dall’uomo che in più occasioni ha tentato, ossessivamente, il riavvicinamento. L’ultimo episodio la mattina del 31 gennaio, poco dopo le nove, davanti la chiesa di San Domenico. Onolfo incontra l’ex moglie e la colpisce ripetutamente con delle coltellate. La donna, soccorsa da alcuni connazionali e trasferita all’ospedale, riesce a indicare agli investigatori il nome del suo assassino. Poi muore. Onolfo è stato condannato a 16 anni e 4 mesi per il delitto.
ANTONELLA ALFANO. 5 FEBBRAIO 2011. AGRIGENTO
La storia di Antonella Alfano, la commessa agrigentina di 34 anni, è forse tra le più note a livello nazionale. Madre di una bimba, sposata con il carabiniere Salvatore Rotolo, tra gli investigatori in prima linea contro la mafia, viene ritrovata morta la mattina del 5 febbraio 2011 all’interno della sua Fiat Seicento in una scarpata in via Nuova Favara, alle porte di Agrigento. Quello che sembra un tragico incidente ben presto si trasforma in un terribile omicidio premeditato. Rotolo simula lo schianto in auto. Nella gola di Antonella viene posizionata una castagna per rendere il tutto più veritiero. L’autopsia, alcune testimonianze e le successive perquisizioni, porteranno alla luce la verità. Ad uccidere Antonella è stato il marito. Il carabiniere, inizialmente accusato di omissione di soccorso, viene condannato in via definitiva a 18 anni di carcere.
MARILENA CIOFALO. 10 MARZO 2013. GUSSAGO
Per molti è il primo caso di femminicidio tra donne in Italia. Marilena, 34 anni, agrigentina di nascita, era una ex barista. Viene trovata morta in un appartamento a Gussago, in provincia di Brescia. Da un anno conviveva con la compagna Angela Toni, operaia in una fabbrica di materie plastiche, di un anno più grande. Alla base del delitto ci sarebbe stata la gelosia di quest’ultima che avrebbe scoperto una nuova relazione della partner. Così ha deciso di acquistare una Beretta calibro 7,65. e sparare alla fidanzata mentre dormiva. Poi era rimasta a vegliare la sua donna, aveva tolto gli abiti schizzati di sangue, li aveva adagiati sul letto vicino al corpo di Marilena, si era lavata, cambiata e alle 8:30 aveva chiamato le forze dell’ordine: «Ho ucciso la mia compagna, venite a prendermi.” Per questo delitto è stata condannata (in primo grado) a 16 anni di carcere.
GIOVANNA LONGO. 25 GIUGNO 2013. RAVANUSA
Non si sarebbe mai rassegnato alla fine del matrimonio, ormai archiviato da anni anche con una sentenza di divorzio. Lei, Giovanna Longo, 60 anni, aveva deciso di rifarsi una vita e aveva incontrato e conosciuto un altro uomo. Luigi Gallo, 63 anni, ex camionista, era appena rientrato dalla Germania e la mattina del 25 giugno 2013 incontra l’ex coniuge con il nuovo compagno. C’è tanta gente nei pressi dello stadio comunale, è il giorno del mercato settimanale. Prima un’accesa discussione, poi gli spari. Quattro. Per Giovanna non c’è niente da fare mentre il compagno viene ferito lievemente. La pistola risulterà illegalmente detenuta. Luigi Gallo nel 2017 è stato condannato in via definitiva a 30 anni di reclusione per il delitto.
CONCETTA TRAINA E ANGELINA REINA, MAMMA E FIGLIA. 6 OTTOBRE 2014. SAN GIOVANNI GEMINI
“È finito il buio”. Questo il messaggio lasciato su un muro da Mirko Lena, 27 anni, che la mattina del 6 ottobre 2014 ha ucciso prima la fidanzata – Concetta Traina, 28 anni, – e poi la suocera, Angelina Reina, 71 anni. Concetta era una ragazza ironica, solare. Aveva completato gli studi al liceo Scientifico e poi aveva anche conseguito la laurea in Filosofia. Poco prima di essere uccisa si era abilitata all’insegnamento. Lena non aveva accettato la fine della relazione. Così si è presentato a casa della fidanzata, l’ha prima picchiata e poi strangolata. Stesso destino per la madre. Poi il suicidio.
ALINA CONDURACHE. 4 DICEMBRE 2014. PALMA DI MONTECHIARO
Alina, 22 anni, originaria della Romania ma da anni residente tra Naro e Palma di Montechiaro, viene uccisa dal fidanzato il 4 dicembre 2014. Almeno due i colpi di pistola, illegalmente detenuta, sparati da Angelo Azzarella all’indirizzo della ragazza. La giovane, con la passione per il giornalismo, ha cercato con tutte le sue forze di sfuggire all’imminente tragico destino. Una corsa tra i campi in contrada Cipolla per poi essere raggiunta, picchiata e uccisa a pistolettate. Non c’è stato il tempo dei soccorsi. All’arrivo in ospedale a Licata Alina era già morta. La ragazza aveva deciso di lasciare Angelo, il fidanzato con cui aveva una storia turbolenta da ormai tre anni. L’uomo è stato condannato a 17 anni per l’omicidio di Alina.
PATRIZIA MOSCATO. 9 APRILE 2015. AGRIGENTO
Patrizia Moscato, 48 anni, viene uccisa a colpi di fucile la sera del 9 aprile 2015 in un appartamento nel popoloso quartiere di Fontanelle, ad Agrigento. A premere il grilletto è il marito Giorgio Luparello, piccolo imprenditore titolare di un’impresa di pulizie. Al culmine dell’ennesimo litigio ha esploso i colpi letali per la moglie. Poi si è rivolto contro l’arma e si è ucciso. A lanciare l’allarme è stata la figlia, anche lei ferita al volto. Prima del delitto Luparello scriveva così su Facebook: “Mia moglie non vuole unirsi a me e io sto male” oppure “Sono disperato sto perdendo l’unica anima che ho”.
ALICE SCHEMBRI. 18 MAGGIO 2017. AGRIGENTO
In questa lista compare anche il nome di Alice Schembri, morta suicida a 17 anni. Era la mattina del 18 maggio 2017 quando il suo corpo venne ritrovato in una scarpata alla Rupe Atenea, tra i punti più alti della città di Agrigento. Alice aveva annunciato il gesto con un drammatico messaggio affidato ai social. Dopo aver scartato alcune piste, gli investigatori trovano alcuni video che immortalano la ragazza, due anni prima del gesto, subire violenze sessuali di gruppo. Quattro ragazzi sono finiti a processo per questa vicenda. I due (all’epoca) minorenni coinvolti hanno ottenuto la messa alla prova e, al termine dello svolgimento dei lavori di pubblica utilità, il reato verrà dichiarato estinto. Per gli altri due imputati il dibattimento è tuttora in corso.
GESSICA LATTUCA. 18 AGOSTO 2018. FAVARA
Il caso di Gessica Lattuca è tra i più noti a livello nazionale. Gessica, madre di quattro figli, scompare nel nulla da Favara il 18 agosto 2018. Da quel giorno non si avranno più sue notizie. Una vicenda tanto lunga quanto dolorosa che ancora oggi non ha certezze solide. Diverse le piste battute da inquirenti e investigatori ma di Gessica nessuna notizia. La procura di Agrigento nell’estate 2023 ha iscritto nel registro degli indagati, per omicidio e soppressione di cadavere, il fratello della ragazza Enzo. Lo stesso, pochi giorni dopo, è morto per una overdose. Nelle scorse settimane si è spenta pure Giuseppina Caramanno, madre di Gessica, che ha sempre lottato per la ricerca della verità.
JESSICA CIPOLLA. 16 FEBBRAIO 2019. LIEGI
“Papà vieni subito, è tornato a casa ubriaco”. Sono queste le ultime parole pronunciate da Jessica Cipolla, 29 anni, figlia di agrigentini emigrati in Belgio, prima di essere uccisa dal fidanzato in un appartamento di Grace-Hollogne, a un’ora da Anversa. Abdesattar Hamdi, 38 anni, ha accoltellato mortalmente la compagna per poi prendere il telefono e dire al padre della vittima: “Ora vieni a salvare tua figlia, se ci riesci”. Poi la fuga. Vincenzo Cipolla, genitore di Jessica, mise una taglia sull’ex genero offrendo una ricompensa per chi avesse avuto notizie. Il tunisino viene catturato nove mesi dopo semprein Belgio.
LORENA QUARANTA. 31 MARZO 2020. FURCI SICULO.
Lorena Quaranta, giovane studentessa di Favara, viene uccisa dal fidanzato Antonio De Pace la notte del 31 marzo 2020 in un appartamento di Furci Siculo, nel messinese, che i due giovani condividevano. È stato lo stesso infermiere calabrese a chiamare i carabinieri al telefono: “Venite, ho ucciso la mia fidanzata”. De Pace ha sostenuto, almeno nelle prime fasi delle indagini, di avere ucciso Lorena perché convinto di aver contratto il Covid-19 a causa sua. Dopo due condanne all’ergastolo, in primo e secondo grado, la Cassazione ha annullato il verdetto limitatamente alla concessioni delle attenuanti e, in particolare, se l’eventuale stato di angoscia per la pandemia possa avere avuto una incidenza sull’omicidio. Una circostanza che, qualora venisse riconosciuta, farebbe cadere la pena del carcere a vita. La procura generale ha chiesto 24 anni. La prossima settimana è previsto il verdetto.
ILENIA BONANNO. 6 LUGLIO 2023. AGRIGENTO
Picchiata e soffocata dal marito che poi si è suicidato. Ilenia Bonanno, 45 anni, era una ragazza molto conosciuta ad Agrigento per il suo lavoro da commessa in un noto negozio di telefonia. La mattina del 6 luglio l’ennesima lite col marito, Daniele Gallo Cassarino, ex dipendente di una ditta di rifiuti. Alcuni vicini sentono le urla, poi il silenzio assoluto. Uno dei due figli rientra a casa e fa la tragica scoperta. L’uomo, che soffriva di una forte depressione, è stato trovato impiccato alla porta della camera da letto.
MARIA RUS E DELIA ZERNISCU. 5 GENNAIO 2024. NARO
Maria Rus, 54 anni, e Delia Zerniscu, 58 anni, entrambe originarie della Romania, vengono uccise la notte del 5 gennaio 2024 nel centro storico di Naro. Il cadavere della prima è stato rinvenuto quasi completamente carbonizzato nel soggiorno della sua abitazione in vicolo Avenia. La seconda vittima, invece, è stata ritrovata poco più avanti in un lago di sangue nel suo appartamento in via Vinci. Evidenti i segni di colluttazione così come chiare le ferite da arma da taglio. Il duplice omicidio, secondo quanto ricostruito, sarebbe maturato in un contesto di degrado e scaturito da un episodio accaduto durante un festino ad alto tasso alcolico. Il 24enne Omar Nedelkov è attualmente a processo per il duplice femminicidio aggravato anche dalla crudeltà. Il dibattimento si è aperto nelle scorse settimane.
PATRIZIA RUSSO. 18 OTTOBRE 2024. SOLERO.
Un dramma tutto agrigentino quello consumatosi a Solero, piccola comunità a pochi passi da Alessandria. Giovanni Salamone, 61 anni, agricoltore con la passione per l’ambiente, uccide nel sonno a coltellate la moglie Patrizia Russo, insegnante. La donna aveva trovato impiego in una scuola media della zona. Dopo il delitto l’uomo ha chiamato i carabinieri e confessato. Una volta arrestato e tradotto in carcere ha tentato anche il suicidio venendo salvato dagli agenti della penitenziaria.