Apertura

Omicidio a Mazara: assolto in appello “Gianni il bello”, ex pentito caso Tortora

La Corte d’assise d’appello di Palermo ha scagionato l’ex pentito Gianni Melluso dall’accusa di aver ordinato l’omicidio di Sabine Maccarrone, una donna svizzera assassinata nel trapanese nel 2007. Un verdetto che ribalta quello di primo grado, che aveva visto l’imputato condannato all’ergastolo. I giudici hanno disposto la scarcerazione dell’ex collaboratore di giustizia che era detenuto […]

Pubblicato 5 anni fa

La Corte
d’assise d’appello di Palermo ha scagionato l’ex pentito Gianni Melluso
dall’accusa di aver ordinato l’omicidio di Sabine Maccarrone, una donna
svizzera assassinata nel trapanese nel 2007. Un verdetto che ribalta quello di
primo grado, che aveva visto l’imputato condannato all’ergastolo.

I
giudici hanno disposto la scarcerazione dell’ex collaboratore di giustizia che
era detenuto al Pagliarelli di Palermo.

Il nome
di Melluso venne fuori durante una puntata di Chi l’ha visto? poco dopo il
delitto. ‘Gianni il bello’, grande accusatore di Enzo Tortora, venne indicato
come il mandante dell’omicidio di Sabine Maccarrone, trovata morta il 16 aprile
del 2007 in un pozzo, nelle campagne di Mazara del Vallo. Una testimone
raccontò in tv che Melluso, che con la donna aveva una relazione, andava
dicendo che era tornata dai suoi genitori nelle Marche, e che era stato lui
stesso a pagarle il biglietto. Bugie che avrebbero nascosto una drammatica
verità. L’inchiesta su Gianni il Bello cominciò così.

Gli
inquirenti sospettarono che fosse stato lui a volere la morte della donna. Poi
arrivarono le dichiarazioni di Giuseppe D’Assaro, proprietario del terreno dove
fu occultato il cadavere. Lui e Melluso si erano conosciuti anni prima in
carcere.

“Mi disse di ammazzarla. Melluso non mi
spiegò però le ragioni ed io non feci domande. In questi casi è meglio non
farle. In quel periodo volevano ammazzarmi. Avevo bisogno di un appartamento in
cui andare a stare. Melluso mi disse che mi avrebbe regalato un’abitazione di
proprietà del fratello”,
affermò D’Assaro al processo
di primo grado, ammettendo i fatti.

Parole
che gli fecero avere una condanna a 30 anni, mentre Melluso, processato
separatamente, ebbe l’ergastolo. Sposato con una zia di Jessica Pulizzi, la
sorellastra di Denise Pipitone, la bimba scomparsa da Mazara del Vallo nel
2004, venne ritenuto attendibile dai giudici della Corte d’assise. Il movente,
mai chiarito del tutto, sarebbe stato da ricercare nella gelosia: probabilmente
Sabine Maccarrone aveva avuto legami con altri uomini. Il cadavere di Sabine
venne trovato in fondo a un pozzo, coperto con tegole e massi, in contrada San
Nicola, a Mazara del Vallo (Trapani).

Per
concorso in occultamento di cadavere, venne chiesto il rinvio a giudizio di
Yamina Reguiai Bent Hedi, 49 anni, tunisina, accusata di aver aiutato
l’assassino a nascondere il corpo. Il Gup, però, dispose il non luogo a
procedere per prescrizione del reato. D’Assaro aveva precedenti gravi: nel
1985, aveva ucciso a bastonate un uomo di 75 anni, Antonio Signorelli, in un
tentativo di rapina. L’omicida, che alcuni anni fa aveva raccontato
particolari, poi rivelatisi falsi, sulla scomparsa di Denise Pipitone, non è
stato ritenuto attendibile dalla Corte d’assise d’appello.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *