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Omicidio Vivacqua, assolti presunti mandanti: 24 anni ai killer

L’imprenditore di Ravanusa fu ucciso con sette colpi di pistola nell’ufficio della sua azienda a Desio il 14 novembre 2011

Pubblicato 2 anni fa

La Corte di Cassazione mette il punto alla lunga quanto complessa vicenda giudiziaria relativa all’omicidio dell’imprenditore di Ravanusa Paolo Vivacqua, freddato con sette colpi di pistola nell’ufficio della sua azienda a Desio il 14 novembre 2011. A distanza di oltre dieci anni dal delitto, e ben sei sentenze pronunciate, i giudici ermellini hanno dichiarato inammissibile il ricorso della Procura Generale assolvendo definitivamente Salvino La Rocca e Diego Barba, difesi dagli avvocati Manganello, Fregerò e Cacciuttolo, ritenuti i mandanti dell’omicidio. 

Contestualmente diventano definitiva le condanne a 24 anni di reclusione nei confronti di Antonino Giarrana e Antonino Radaelli, ritenuti invece gli esecutori materiali del delitto. Questi ultimi, difesi dagli avvocati Orlando, Pagliarello e Sala, erano stati prima condannati all’ergastolo salvo poi vedersi annullati il primo processo di Appello con l’esclusione delle aggravanti e, adesso, anche la recidiva con uno sconto di un anno rispetto al precedente giudizio. 

Nel febbraio 2020 la quinta sezione della Corte di Cassazione aveva annullato il verdetto con rinvio alla Corte d’Assise di Milano. Poi ancorala Cassazione aveva annullato il primo processo d’Appello per La Rocca e Barba mentre aveva escluso le aggravanti nei confronti dei due killer. In primo grado e in Appello, invece, è stata assolta Germana Biondo, moglie di Paolo Vivacqua. Il movente a distanza di quasi nove anni rimane ancora un mistero: da una possibile pista passionale alla vendetta per un pestaggio subito da Barba che i figli di Vivacqua indicavano quale amante della Biondo. Nel processo di primo grado si era fatto largo l’ipotesi del movente economico con la famigerata storia legata ad una valigetta contenenti cinque milioni di euro dell’affare Bricoman.

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