Tragedia di Favara, nonna Antonia non è morta di infarto: uccisa dal figlio
Angelo Maria poi si è suicidato con un revolver detenuto illegalmente
Non è stata stroncata da un infarto ma uccisa con un colpo di pistola. Emerge un nuovo quanto decisivo elemento sulla tragedia familiare consumatasi nel tardo pomeriggio di ieri in via Bachelet, a Favara, dove all’interno di un appartamento sono stati rinvenuti i cadaveri di Antonia Volpe, 84 anni, e del figlio Angelo Maria, 51 anni.
La Procura di Agrigento ha aperto un fascicolo d’inchiesta per omicidio. In un primo momento si era ipotizzato che alla base del decesso della donna potesse esserci un malore sopraggiunto all’istante subito dopo aver trovato il corpo del figlio Angelo, morto suicida. Dagli ulteriori accertamenti, proseguiti per tutta la notte, è emersa un’altra verità: l’anziana è stata uccisa a pistolettate con un foro di entrata-uscita nel petto scoperto sulla salma all’obitorio. La donna è stata trovata sul divano della cucina con alcune coperte addosso.
Si indaga nel contesto familiare. La pista battuta nelle ultime ore porterebbe all’ipotesi dell’omicidio-suicidio ma gli inquirenti non escludono alcuna circostanza e per questo si stanno compiendo ulteriori verifiche. Come quelle sulla pistola utilizzata. L’arma utilizzata, che inizialmente sembrava essere quella appartenuta al defunto padre e detenuta legalmente, presenterebbe invece la matricola abrasa.
L’ultima ricostruzione degli investigatori, quella più attendibile, è questa: Antonia Volpe è stata trovata sul divano della cucina, con più coperte addosso. Soltanto quando la salma è stata portata all’obitorio, durante la notte, è stato accertato – dal medico legale Alberto Alongi – che aveva sul petto un foro di entrata e di uscita. Ad ucciderla sarebbe stato il figlio, Angelo Maria, operatore scolastico di 52 anni, che si è poi tolto la vita, utilizzando la stessa pistola.
I carabinieri hanno accertato che il revolver utilizzato dall’uomo aveva la matricola abrasa ed era detenuto illegalmente. Non si trattava dunque della pistola che era legalmente detenuta dal padre defunto, ma di un’altra arma. Per carabinieri e Procura – il fascicolo è coordinato dal procuratore facente funzione Salvatore Vella e dal pm Chiara Bisso – quanto è avvenuto in via Bachelet, a Favara, sarebbe stato un omicidio premeditato (visto che il cinquantaduenne, che non aveva mai avuto nessun problema con la giustizia, s’è procurato la pistola con matricola abrasa) con conseguente suicidio. Angelo Maria si prendeva cura, assistendola quotidianamente, dell’anziana madre che non era malata, ma aveva acciacchi dovuti alla vecchiaia.


