Preso a botte e ridotto in fin di vita dal suo padrone, la triste storia del cagnolino Caramello
Il cagnolino di 6mesi è stato salvato grazie ai volontari dell'associazione palermitana "Un atto d'amore"
Un cagnolino di sei mesi preso a botte e ridotto in fin di vita dal suo padrone. I soccorsi hanno tardato ad arrivare ed è stato salvato grazie ai volontari dell’associazione palermitana “Un atto d’amore”, che adesso vuole intraprendere azioni legali per omissioni di soccorso contro Polizia e Comune. E’ la storia di Caramello, un cucciolo che la notte del 27 dicembre è stato ferito dal suo padrone affetto da infermità mentale e che adesso lotta tra la vita e la morte.
“Dopo una segnalazione la polizia è intervenuta nell’abitazione dove l’uomo aveva colpito il cagnolino con una mazza – spiega Ilenia Rimi, referente regionale di Un atto d’amore -. Nonostante il cane fosse agonizzante, non è stato disposto il sequestro né il soccorso. Caramello è rimasto in coma e in balia del suo aguzzino per altre cinque ore. Solo grazie all’intervento dei volontari, che hanno sollecitato nuovamente le forze dell’ordine e si sono recati sul posto alle 2 di notte, l’animale è stato ricoverato in una clinica privata alle 3 del mattino. Siamo di fronte a un muro di omissioni che parte dalle forze dell’ordine e arriva dritto a Palazzo delle Aquile. I volontari devono adesso pagare di propria tasca le cure d’urgenza, perché l’amministrazione non dispone più delle convenzioni con le cliniche private per casi simili. Procederemo con tre denunce distinte”.
Per l’assessore comunale al Benessere animale Fabrizio Ferrandelli, “ancora una volta i padroni che dovrebbero tutelare gli animali diventano carnefici. Il canile all’una di notte è stato contattato dalla polizia e ha inviato tempestivamente l’unità operativa per prelevare e soccorre il cane, ma all’arrivo sul posto, poche decine di minuti dopo, l’animale non è stato trovato perché trasporterò da terzi. Ringraziamo i volontari che tempestivamente si sono attivati. Il nucleo benessere della polizia municipale – sottolinea – accerterà le responsabilità. In primis, i familiari dell’aggressore avrebbero dovuto soccorrere il cane e assicurare la massima collaborazione alle attività inquirenti. Ci riserviamo di costituirci parte civile nel procedimento”, conclude Ferrandelli.






