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Truffe ai clienti per accedere al credito: nei guai commercialista, avvocato e imprenditore

Contestata l'associazione a delinquere: sequestrati oltre 2 milioni di euro

Pubblicato 3 anni fa

Tre misure cautelari nei confronti di un avvocato, una commercialista e un imprenditore accusati di aver creato una vera e propria associazione a delinquere che avrebbe truffato oltre sessanta persone (68 le vittime individuate) nell’ambito di operazioni di accesso al credito. L’operazione della Guardia di Finanza di Siracusa – denominata Ghost Financig – ha anche permesso il sequestro di oltre 2 milioni di euro ritenuto il profitto del reato. all’imprenditore e alla commercialista è stato imposto l’obbligo di dimora e quello di presentazione alla polizia giudiziaria. All’imprenditore la misura è stata notificata presso il carcere di “Cavadonna”, atteso che, al momento, costui è quivi ristretto in relazione a pregresse vicende penali. La commercialista siracusana e l’imprenditore, individuati quali promotori dell’associazione a delinquere e altresì colpiti dall’odierna misura cautelare personale, non sono nuovi al coinvolgimento in vicende di natura penale, atteso che sono stati arrestati nel mese di dicembre dello scorso anno, nell’ambito dell’imponente operazione antimafia denominata “Rinascita – Scott”, promossa dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro.

Le indagini 

Le indagini del Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria di Siracusa, prendono origine da un’iniziale querela avanzata da una delle persone truffate, interessata a ottenere un finanziamento di tre milioni di euro. Sono cosìstate avviate ed eseguite, sotto la costante direzione della Procura della Repubblica, indagini “a tutto campo”, all’esito delle quali sono state individuati 68 vittime della truffa, alcune delle quali in difficoltà ad accedere ai canali di credito istituzionali. In tal senso gli odierni indagati, prospettando ai clienti la possibilità di ottenere finanziamenti a tassi agevolati o a fondo perduto, senza la necessità di fornire idonee garanzie patrimoniali o personali, hanno tratto in inganno un considerevole numero di soggetti, inducendoli a versare cospicue somme di denaro al fine di attivare presunte pratiche di finanziamento. Le somme riscosse sono state poi utilizzate a fini personali quali, ad esempio, l’acquisto di beni di consumo e l’indebito finanziamento delle attività commerciali dell’imprenditore indagato.

Il modus operandi 

La condotta truffaldina si è dispiegata con modalità ripetitive e collaudate. Sostanzialmente, ai clienti venivano proposte due diverse tipologie di operazioni:

  • più complesse, che prevedevano l’asserita costituzione di una società all’estero, da alimentare attraverso risorse originate da operazioni di sconto bancario di titoli emessi da istituti di credito stranieri. Per incarichi di questa natura, gli indagati sono riusciti a farsi consegnare dagli “investitori” somme ingenti, variabili da 10.000 a 90.000 euro per ciascuna pratica di finanziamento;
  • più semplici, consistenti in dichiarati finanziamenti attraverso “fondi BEI” o semplicemente “finanziamenti esteri”, per cui veniva chiesto un esborso di somme più modeste, comprese tra i 2.500 e i 7.000 euro per ogni pratica di finanziamento.         

Il potenziale cliente veniva “accalappiato” prevedendo, in contratto, la facoltà di recesso e la restituzione delle somme anticipate per le spese in caso di sopravvenute difficoltà. La breve durata dell’incarico, oltre alla promessa di procedere a fondo perduto o a tasso agevolato inducevano poi la persona a rilasciare il mandato ad operare. Peraltro, gli indagati spendevano la loro credibilità professionale di avvocato, commercialista e imprenditore, nota nell’ambiente, per accreditarsi quali consulenti affidabili.  Nessuno dei clienti ha ottenuto i denari promessi.Dall’esame complessivo delle pratiche si rileva che, anche attraverso la prospettazione agli indagati dell’intenzione di avviare possibili azioni giudiziarie, una sparuta minoranza di investitori è riuscita a ottenere il rimborso di quanto versato.    

Le accuse 

Ai tre soggetti vengono contestati i reati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa (ex art. 416 C.p. e art. 640 C.p.), per avere con artifici e raggiri prospettato ai clienti di essere in grado, attraverso complessi schemi contrattuali, spesso coinvolgenti società estere, di fare ottenere loro in modo rapido ingenti finanziamenti a tassi di interesse oltremodo favorevoli rispetto alle normali condizioni di mercato. Ciò nella piena consapevolezza della inesistenza dei finanziamenti promessi o comunque nella totale inadeguatezza degli strumenti prospettati al fine di ottenerli, inducendo in errore sulla bontà delle operazioni proposte un numero elevatissimo di clienti. 

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