“Uccise consuocero e tentò di investire nuora”, il commissario in aula: “I vicini hanno visto tutto”
In aula è comparso il commissario capo della Polizia di Canicattì, Francesco Sammartino, chiamato sul banco dei testimoni dal sostituto procuratore Paola Vetro
E’ ripreso quest’oggi, davanti i giudici della Corte di Assise di Agrigento presieduta da Alfonso Malato, il processo a carico di Luigi La Lomia, 75enne pensionato di Canicattì, accusato dell’omicidio del consuocero – Mario Vincenzo Lauricella, 60enne meccanico – e del tentato omicidio della futura nuora, Clara Lauricella. In aula è comparso il commissario capo della Polizia di Canicattì, Francesco Sammartino, chiamato sul banco dei testimoni dal sostituto procuratore Paola Vetro.
“Alcuni vicini hanno assistito alla scena poiché avvenuta proprio sotto casa loro. Dopo averli sentiti siamo andati direttamente a casa di La Lomia. E’ stata la figlia Clara a chiamare per prima i soccorsi. Quando abbiamo interrogato La Lomia ci ha detto che era stato aggredito e aveva anche una ferita alla mano”.
L’imputato, difeso dall’avvocato Calogero Meli, è accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi, tentato omicidio e minacce. Il rinvio a giudizio era stato disposto lo scorso maggio dal gup Giuseppe Miceli. La Corte di Assise ha aperto formalmente il dibattimento e le parti hanno chiesto e ottenuto i mezzi di prova.
Alla base della drammatica vicenda, secondo quanto ipotizzato adesso dall’accusa, un matrimonio programmato e mai digerito tra il figlio di La Lomia e la figlia della vittima. Il 30 maggio 2021, a margine dell’ennesima violenta discussione, la situazione degenerò: La Lomia prima prese a bastonate il consuocero e, dopo essere salito a bordo del suo Fiat Doblò, lo investì schiacciandolo contro il muro del magazzino. Mario Vincenzo Lauricella in quell’occasione, prima di essere travolto dal mezzo pesante, riuscì a salvare la figlia spingendola fuori dalla traiettoria del veicolo. Il meccanico morì all’ospedale di Messina dopo un mese di agonia.
La vicenda, come ricostruito nel provvedimento, parte da lontano e precisamente dal giorno in cui si è programmato il matrimonio tra il figlio dell’indagato e la figlia della vittima. Da quel momento è cominciato un vero incubo per la famiglia con minacce e insulti sempre più frequenti e che hanno trovato l’incredibile epilogo lo scorso 30 maggio. La Lomia fu arrestato qualche giorno più tardi dai poliziotti del commissariato di Canicattì agli ordini del dirigente Francesco Ammarino. Si torna in aula il 15 luglio.