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Il mercato di Licata rimasto al palo

di Gaetano Cellura

Pubblicato 2 anni fa

La nuova struttura è lì, in via Torregrossa: chiusa e malinconica come una scuola d’estate o una cattedrale nel deserto. Disegna una prospettiva di modernizzazione e di sviluppo per Licata, ma nessuno ci dice – la giunta comunale per prima – perché mai il nuovo mercato ortofrutticolo non entra in funzione. Il suo finanziamento, per un importo di seimila euro risale al 2017 (anch’esso frutto dell’amministrazione di Angelo Cambiano). I suoi lavori ultimati nel 2021 con un anno di ritardo. Da allora si sono registrati gli interventi di sollecito dell’onorevole Pullara, qualche interrogazione dei consiglieri d’opposizione, e qualche timida protesta dei produttori agricoli che lamentano l’assenza di interlocuzione con l’amministrazione comunale e soprattutto di essere stati poco informati sui motivi della mancata apertura della nuova struttura.

A essere operativo a Licata è ancora il mercato di via Giarretta. Che da molto tempo presenta criticità varie, problemi anche di natura igienico-sanitaria e inadeguata funzionalità alle esigenze di un settore in evoluzione che si ritrova così spiazzato, superato da altre realtà molto più moderne e competitive. Con inevitabili ricadute negative sulla commercializzazione dei prodotti della nostra terra.

La cosa in sé non dovrebbe meravigliarci vista l’inerzia della nostra giunta, deliciae humani generis, e la rassegnazione delle nostre classi lavoratrici. Quelle che una volta sarebbero scese in campo, per il lavoro e lo sviluppo, guidate dai sindacati e dalle altre organizzazioni di categoria. Ma oggi viviamo il tempo della resilienza e non della resistenza. Assorbiamo colpi e urti, incapaci di reagire al nuovo padronato cosmopolita di cui la politica è solo un’ancella. Incapaci di distinguere le ombre dalla realtà nell’antro caliginoso che il mondo globale è diventato. Incapaci di spezzare le catene di cui ci siamo addirittura innamorati. Il modo in fondo più visibile di vivere oggi la resilienza, schiavi ormai di questa parola e dimentichi del valore storico della parola resistenza per le classi dei dominati.

Il potere si manifesta in vari modi. Ma dal più grande al più piccolo, dal transnazionale al periferico ci toglie i diritti. E a Licata il diritto di conoscere la verità sulla mancata apertura del nuovo mercato. Ci è stato detto – uno dei motivi – che si attende l’installazione della cabina elettrica e dei contatori Enel. Ma da allora è passato un anno e tutto tace. Non conosciamo inoltre quale politica intenda seguire l’amministrazione comunale per quanto riguarda la gestione del mercato: se, cioè, diretta o se affidarla ai privati, magari agli stessi produttori. Tutto tace. E intanto la nuova struttura rischia di diventare già vecchia o superata senza essere mai entrata in funzione. Diamoci da fare, l’amministrazione e la politica si diano da fare affinché quanto realizzato non vada perduto. E affinché si conoscano le ragioni vere che impediscono a un’opera finita, utile alla città e al suo hinterland, di valere il denaro pubblico che vi è stato investito.      

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