“E tu lo sai chi sono io?”, alla Biblioteca Lucchesiana la storia dell’imprenditore Miceli
La presentazione del libro di Nino Miceli, agrigentino, nativo di Realmonte, che si è ribellato alle estorsioni mafiose, con tutte le conseguenze che ne sono scaturite
Il direttore della Lucchesiana, don Angelo Chillura, ha promosso per venerdì 17 ottobre alle ore 18 in biblioteca l’incontro con Nino Miceli, testimone di giustizia, autore del libro autobiografico “E tu lo sai chi sono io? Storia di una ribellione al pizzo”. Una testimonianza di grande valore sociale e civile.
A presentare il volume saranno il generale Mario Mettifogo, il procuratore della Repubblica di Gela Salvatore Vella, e don Angelo Chillura, direttore della Lucchesiana. A moderare l’incontro il giornalista Alan David Scifo.
La presentazione del libro di Nino Miceli, agrigentino, nativo di Realmonte, che si è ribellato alle estorsioni mafiose, con tutte le conseguenze che ne sono scaturite, diventa occasione per una riflessione sulla realtà del nostro territorio, ancora fortemente condizionato dalla mafia (come più volte affermato nelle annuali relazioni della DIA e come ci raccontano le cronache in questi ultimi mesi) e dove il fenomeno del “pizzo” e delle estorsioni è molto presente.
Una testimonianza che serve anche a dare vigore a chi non accetta la prevaricazione mafiosa.
La Lucchesiana, oltre a conservare e curare il prezioso patrimonio lasciato dal generoso e illuminato vescovo Lucchesi Palli, si è posta in questi anni a servizio della comunità agrigentina promuovendo iniziative culturali per una matura ed equilibrata visione della vita. Un’attenzione particolare è stata rivolta alle problematiche sociali.
Dalla Quarta di copertina
«Nino Miceli è un imprenditore di successo in Sicilia. La sua vita, con le piccole gioie e le piccole preoccupazioni di tutti, viene interrotta dall’irrompere della prepotenza mafiosa. Dopo un momento di smarrimento, il protagonista di questo avvincente racconto autobiografico reagisce e combatte una lotta trentennale contro le cosche, ma anche alcune frange del movimento antimafia e alcuni esponenti delle istituzioni statuali che avrebbero dovuto invece soccorrerlo. Per fortuna Nino incontra anche persone meravigliose, gente comune tra fedeli servitori della Repubblica democratica, che lo supportano sino alla fine, ricompensandolo dei costi altissimi che, dal punto di vista esistenziale e psicologico, ha dovuto pagare insieme alla moglie e ai due giovani figli — per salvare la propria dignità di uomo e i propri diritti di cittadino.»
«Nino Miceli, siciliano, è stato titolare di una filiale automobilistica di successo. Fatto oggetto di estorsioni da parte sia di Cosa Nostra sia di una Stidda di Gela, ha reagito con coraggio portando alla sbarra e facendo condannare decine di mafiosi. Diventato “testimone di giustizia”, egli e i suoi congiunti sono stati costretti ad assumere una nuova identità e a cambiare radicalmente residenza e attività lavorative. La città di Gela gli ha conferito la cittadinanza onoraria per compensarlo, almeno in parte, degli immensi disagi affrontati.»