Cultura

Edoardo Bennato in concerto al Palaforum Bellavia: l’intervista

Il concerto è in programma il 23 novembre

Pubblicato 4 mesi fa

Sette domande a Edoardo Bennato prima del suo concerto che terrà al Palaforum Bellavia sabato 23 novembre.

L’ultima volta che ti abbiamo visto ad Agrigento è stato nella Valle dei templi insieme ad Alex Britti. Quanto è cambiato Edoardo Bennato da allora e cosa deve aspettarsi il pubblico per il concerto del 23 novembre?
Sarà un concerto ad altissimo contenuto Rock&Blues, con video multimediali a supporto delle canzoni. Io intendo il rock come provocazione contro luoghi comuni, frasi fatte, false morali, tenendo ben presente che sono un rinnegato che va in direzione ostinata e contraria.

Agrigento sarà capitale italiana della cultura. Tu anticiperai questo importante appuntamento con un evento al Palaforum Bellavia a poco più di un mese dall’inizio del 2025. C’è un consiglio che vorresti dare alla città dei templi per sfruttare al massimo questa opportunità?
Sarebbe retorica affermare che è doveroso che Agrigento sia capitale italiana della cultura. Già evocare il nome della città riporta ad una cultura millenaria, l’antica Girgenti, con l’immenso patrimonio che è la Valle dei templi…una leggenda di cui tutti dovrebbero averne cura e un’opportunità concreta per il territorio.

Quelli che stiamo vivendo non sono sicuramente i tempi migliori per il rock. Rinascerà e tornerà ad essere predominante in futuro? Tu come stai vivendo l’attuale scenario musicale?
Le vie del rock sono infinite! Dicendo ciò intendo che, nonostante i tempi, in questo momento, all’interno di qualche cantina, magari umida, oppure in un garage, sono all’opera decine, forse centinaia di band che cercano di dare nuova linfa al rock e sicuramente ci riusciranno: rock’n’ roll never die!

Il pubblico giovane che ti segue è diverso da quello di 30 anni fa?
I tempi inevitabilmente, e per fortuna aggiungo io, cambiano. Non credo che i giovani che vengono per ascoltare un concerto abbiano sostanziali differenze con quelli di 30 o 40 anni fa. Il concerto resta sempre e comunque uno scambio di emozioni e buone vibrazioni tra palco e pubblico.

Come fai oggi a comporre una canzone rispetto a quando muovevi i primi passi della tua lunghissima carriera? L’approccio e l’ispirazione si sono modificati oppure rimani ancorato alla tradizione? Trasformi in musica le tue emozioni ancora allo stesso modo?
Il processo di composizione di una canzone, per quanto mi riguarda, è sostanzialmente lo stesso: parto sempre dalla musica che spesso mi suggerisce anche l’idea del testo. Canto in finto inglese una sorta di grammelot che apparentemente non significa nulla ma che poi acquisisce via via un significato concreto su cui poi poter lavorare.

Il tour nei teatri che tipo di sensazioni ti trasmette? E soprattutto che impostazione ha questo tipo di concerto rispetto agli stadi o ai grandi spazi all’aperto?
Suonare nei teatri mi offre l’opportunità di un maggiore contatto con il pubblico che poi è la ragione per cui continuo a fare concerti.

Di Agrigento cosa ti sei portato in tasca l’ultima volta che sei stato qui? E cosa speri di ritrovare?
Ogni volta che vengo ad Agrigento, ma più in generale in Sicilia, conto di ritrovare amici che stimo e che spero abbiano stima di me e del mio rock.

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