Cultura

Gli anni sessanta di Enrico Deaglio

Gran parte della popolazione  italiana di oggi ha vissuto quegli anni o ne ha sentito parlare dai genitori o dai nonni e ci si ricorda di quel periodo come di qualcosa di favoloso, mitico in cui succedevano delle cose mai accadute prima e in cui cambiava il paese

Pubblicato 5 mesi fa

“C’era una volta in Italia. Gli anni sessanta” del giornalista Enrico Deaglio, edizioni Feltrinelli. Seicento pagine la cui lettura è “alleggerita”  da numerose foto dell’epoca. Vi sono   descritti anno per anno  i favolosi anni 60. Gran parte della popolazione  italiana di oggi ha vissuto quegli anni o ne ha sentito parlare dai genitori o dai nonni e ci si ricorda di quel periodo come di qualcosa di favoloso, mitico in cui succedevano delle cose mai accadute prima e in cui cambiava il paese.  Vi si trova una parte della memoria collettiva  da molti, come Deaglio,  vissuta come la parte migliore della memoria collettiva  anche perché è una epoca in cui i cambiamenti sono enormi, milioni di persone emigrano, altri lasciano le campagne e vanno nelle città. E però c’è anche qualcosa di interessante e alla fine tragica ed è che questi anni mitici si chiudono con una bomba, quella famosa di piazza Fontana il 12 dicembre 1969. Si scoprirà dopo 50 anni che era stata messa lì, racconta Deaglio in molte pagine,  per impedire alla gente di essere contenta, per impedire che la gente avesse conquistato delle libertà che prima non aveva, per interrompere le emozioni di quegli anni 60. Lungamente Deaglio si sofferma nel racconto del 1961, l’anno della marcia della pace di Assisi dove il pacifismo trova una dimensione pubblica.

Ma oggi come è lo stato di salute della pace?  Deaglio non ha dubbi :”E’ cambiato molto. Quella marcia Perugia-Assisi fu una scommessa di Capitini, un vero pacifista difficilmente classificabile, antifascista, che ebbe l’idea di marciare in paesi di campagna perché il pacifismo che lui predicava avesse un riscontro, la prova dei fatti  oltre la spinta borghese elitaria e che fosse condivisa dai contadini e dalla gente comune. La marcia ebbe un successo incredibile e le persone venivano fuori dalle case e si univano al gruppo portando cartelli che si riferivano al Concilio Vaticano Secondo, al disarmo, alla fine della guerra fredda, contro il colonialismo in Africa e naturalmente contro la bomba atomica. E’ questo il primo pacifismo italiano e se devo dire cosa è il pacifismo italiano oggi, devo dire che è molto scaduto, tanto per essere gentili. L’ultimo pacifismo italiano è stato l’accettazione dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, c’è stato un caldo invito ad arrendersi e mi dispiace molto che sia così, perché vale il diritto dei popoli a non essere invasi prima di tutto e poi di lottare per la propria vita. Più che tenere alla pace siamo ben disposti a essere lasciati  in pace”.

Oggi, precisa Deaglio, constatiamo di avere attraversato troppe ideologie e il pacifismo di Capitini sicuramente non avrebbe detto questo. Grande punto di riferimento del 1962 diventa necessariamente l’incidente aereo dove Enrico Mattei perse la vita insieme al suo pilota. Un Mattei che stava per dare una indipendenza energetica all’Italia che è anche fautore di alleanza coi produttori di petrolio e quindi fautore di anticolonialismo venne ucciso, come abbiamo saputo dopo decenni.

“All’epoca si disse che era stato un incidente aereo e dopo quarant’anni un giudice di Pavia riaprì il caso e scoprì che l’aereo era stato sabotato. Autori i soliti sospetti, le sette sorelle americane, i francesi, la mafia oppure  quello che poi succederà a Mattei come ha ipotizzato Pier Paolo Pasolini nel suo ultimo libro “Petrolio”. E’ uno dei tanti misteri italiani. Ragiono molto sull’ultimo viaggio di Mattei in Sicilia a Gagliano Castelferrato dove rivelò di avere scoperto il petrolio ed era andato a rassicurare i contadini poverissimi della zona che col petrolio trovato la Sicilia sarebbe diventata la nuova California e che lui non avrebbe portato via la ricchezza della Sicilia. Chissà che la Meloni, leggendo il libro completi, il suo contraddittorio  discorso sulle accise con una bella ricerca di petrolio a Gagliano Castelferrato, applicando il “metodo Mattei” nella sua “chiave” originale.

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