Favara

Favara, nuove tecnologie e pentiti per far luce sull’omicidio di Stefano Pompeo

Il caso sull’omicidio del piccolo Stefano Pompeo, ucciso a 11 anni per errore durante un agguato mafioso, potrebbe subire un nuovo impulso da parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo che – come riporta questa mattina il quotidiano La Sicilia  – non ha mai smesso di cercare la verità e individuare ed assicurare alla giustizia […]

Pubblicato 5 anni fa

Il caso sull’omicidio del piccolo Stefano Pompeo, ucciso a 11 anni per errore durante un agguato mafioso, potrebbe subire un nuovo impulso da parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo che – come riporta questa mattina il quotidiano La Sicilia  – non ha mai smesso di cercare la verità e individuare ed assicurare alla giustizia chi la sera del 21 aprile 1999 sparò tre fucilate all’indirizzo di un fuoristrada Toyota uccidendo per errore Stefano Pompeo.

Gli inquirenti palermitani, con in testa il procuratore aggiunto Paolo Guido e i sostituti Claudio Camilleri, Geri Ferrara e Alessia Sinatra, lavorano sotto traccia e a debita distanza  dai riflettori ripartendo dalle dichiarazioni di Maurizio Di Gati, ex capo di Cosa Nostra provinciale agrigentina, oggi collaboratore di giustizia al quale ha indicato ai magistrati nomi, cognomi e movente del delitto.

Nell’aprile 2007, in effetti, l’ex barbiere di Racalmuto viene interrogato dai magistrati della Dda e racconta parecchie cose: circostanze, nomi, vendette, dinamiche. Il tutto da associare a nuovi metodi di ricerca e tecniche investigative che due decenni addietro neanche esistevano.

La vicenda del piccolo Stefano Pompeo è stata recentemente portata alla ribalta dal pregevole documentario realizzato dal giornalista Gero Tedesco dal titolo “Quasi12”.

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