Giudiziaria

Accusato dell’omicidio “per errore” del fratello, al via il processo a palmese 

La vicenda è legata alla sparatoria avvenuta nel febbraio scorso all’interno della concessionaria “AutoXPassione” di Villaggio Mosè

Pubblicato 2 giorni fa

È accusato di una particolare fattispecie di reato, quella di omicidio “per errore”. Si è aperto questa mattina il processo a carico di Angelo Di Falco, quarantenne di Palma di Montechiaro, finito sul banco degli imputati poiché ritenuto responsabile della morte del fratello minore Roberto, ucciso in una sparatoria avvenuta nel febbraio scorso all’interno della concessionaria “AutoXPassione” di Villaggio Mosè. I difensori dell’imputato – gli avvocati Santo Lucia e Giovanni Castronovo – hanno chiesto alla Corte l’ammissione al rito abbreviato condizionato, vale a dire soltanto dopo aver sentito il titolare della concessionaria e i figli sulla circostanza dell’ormai famosa “mossa di autodifesa”. Uno di loro si è costituito parte civile tramite l’avvocato Salvatore Cusumano poiché vittima di tentato omicidio.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, infatti, soltanto il malfunzionamento della pistola ha sventato l’azione delittuosa. Alla richiesta di ammissione al rito abbreviato si sono opposti sia il pm Annalisa Failla che la parte civile. La Corte di assise scioglierà la riserva sulla questione il prossimo 30 settembre. Altri due imputati sono, invece, a processo col rito abbreviato: si tratta di Domenico Avanzato, 36 anni, e Calogero Zarbo, 41 anni. La procura ha chiesto la condanna a 12 anni e 8 mesi di reclusione per il primo e 13 anni e 4 mesi per il secondo. La prossima settimana è prevista la sentenza.

Una vicenda complicata così come il suo iter giudiziario. Agli imputati – tre le altre cose – viene contestata una particolare fattispecie di reato: l’omicidio per errore. Il 23 febbraio dello scorso anno quattro palmesi compiono quella che gli inquirenti ritengono una spedizione punitiva nei confronti di Lillo Zambuto, titolare della concessionaria “AutoXPassione” al Villaggio Mosè. Alla base della “punizione” impartita al rivenditore di auto, aggredito nel piazzale della concessionaria, il pagamento di un’auto con un assegno risultato poi scoperto. Durante quei concitati momenti, ripresi in gran parte dalle telecamere, viene estratta una pistola da cui parte un colpo che ferisce mortalmente proprio Roberto Di Falco. 

Per la Procura di Agrigento a premere il grilletto è stata la stessa vittima dopo che Zambuto, come dichiarato dallo stesso, era riuscito con una mossa imparata durante il servizio militare a girare la canna dell’arma verso il suo aggressore. Intanto la pistola che sembrava svanita nel nulla, ritenuta l’arma del delitto, è stata ritrovata grazie alle parziali dichiarazioni agli inquirenti di uno degli imputati. Zarbo, infatti, ha indicato il luogo esatto in cui era stata occultata una semiautomatica calibro 9 con matricola abrasa. 

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