Canicattì

Canicattì, tentato omicidio Curto: “Intercettammo tutti a causa delle continue reticenze”

Nuova udienza del processo a carico di Gianluca Scaccia, 36 anni di Canicattì, accusato del tentato omicidio del rivale in amore e compaesano Vincenzo Curto, attinto da tre colpi di arma da fuoco alla coscia e al torace la sera del 22 giugno  2017. Il processo, che si celebra davanti il collegio di giudici presieduti […]

Pubblicato 5 anni fa

Nuova udienza del processo a carico di Gianluca Scaccia, 36 anni di Canicattì, accusato del tentato omicidio del rivale in amore e compaesano Vincenzo Curto, attinto da tre colpi di arma da fuoco alla coscia e al torace la sera del 22 giugno  2017. Il processo, che si celebra davanti il collegio di giudici presieduti da Gianfranca Infantino, riprendeva questa mattina per l’escussione di un maresciallo dei carabinieri della Compagnia di Canicattì e di un sovrintende capo della Squadra Mobile che hanno spiegato in aula i momenti salienti delle indagini. 

“Sul posto abbiamo rinvenuto un bastone che presentava evidenti tracce di sangue ma inizialmente non riuscivamo a capire a chi o a cosa fosse servito, se per difesa o per aggressione – racconta il maresciallo – ci rechiamo all’ospedale di Canicattì dove era ricoverato Curto in seguito alle ferite. Da lì siamo risaliti a Scaccia anche se l’atteggiamento reticente delle parti ci ha indotto a chiedere all’autorità giudiziaria di intercettare l’ex moglie di Scaccia, il fratello e la madre oltre che la vittima stessa ed il fratello di quest’ultimo.”

Poi è stata la volta del Sovrintende capo della Polizia (dato che le indagini sono state svolte sia dai carabinieri che dalla polizia): “Fonti confidenziali ci indirizzarono subito su Scaccia. Sapevamo che aveva dissidi con Curto a causa della relazione con l’ex moglie. Peraltro quest’ultima aveva presentato diverse querele nei confronti di Curto. Trovammo i bossoli davanti casa di Curto. Poi perquisimmo l’ovile e l’abitazione e l’ovile. Lui si trovava a casa dei genitori”.

L’accusa è rappresentata in aula dal sostituto procuratore Gloria Andreoli che ha ereditato il fascicolo dal magistrato Alessandra Russo. Scaccia è difeso dall’avvocato Angela Porcello. Si torna in aula il 4 marzo.

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