Giudiziaria

Commissiona l’omicidio del cognato nel 2013: arrestato noto imprenditore

La Polizia di Stato di Trapani ha risolto un “cold case” arrestando Matteo Bucaria, noto imprenditore locale. Le indagini dei poliziotti della Squadra mobile, avrebbero accertato che l’uomo, nel marzo del 2013, avrebbe “commissionato l’eliminazione fisica del cognato, Domenico Cuntuliano, demandandone l’esecuzione a un amico”. Bucaria, cinquantaduenne trapanese, molto conosciuto in città, all’epoca dei fatti, trovandosi in […]

Pubblicato 4 anni fa

La Polizia di Stato di Trapani ha risolto un “cold case” arrestando Matteo Bucaria, noto imprenditore locale.

Le indagini dei poliziotti della Squadra mobile, avrebbero accertato che l’uomo, nel marzo del 2013, avrebbe “commissionato l’eliminazione fisica del cognato, Domenico Cuntuliano, demandandone l’esecuzione a un amico”.

Bucaria, cinquantaduenne trapanese, molto conosciuto in città, all’epoca dei fatti, trovandosi in difficoltà economiche, sfociate poi anche in una sentenza di condanna per bancarotta, avrebbe deciso di eliminare il cognato per potersi assicurare tranquillamente il suo patrimonio derivante sia da cespiti ereditari sia da un compenso assicurativo milionario pari a oltre 600 mila euro.

Oggi l’epilogo della vicenda quando l’uomo è stato arrestato, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal locale Gip, con le accuse di tentato omicidio aggravato, detenzione e porto abusivo di arma alterata. La vittima, hanno spiegato gli inquirenti, avrebbe intuito che il congiunto gli stesse sottraendo denaro e a più riprese aveva chiesto spiegazioni sul reale ammontare dell’indennizzo assicurativo e su altre operazioni attinenti la sua sfera patrimoniale, ricevendo solo vaghe indicazioni. Queste, secondo chi ha condotto le indagini, le motivazioni alla base della risoluzione criminosa, per la cui esecuzione l’indagato aveva individuato un suo amico, Gaspare Gervasi, ex dipendente comunale, al quale aveva consegnato un fucile a canne mozze detenuto, naturalmente, in maniera illegale. Nonostante due colpi di arma da fuoco avessero attinto la vittima designata in più parti del corpo, provocandogli gravissime ferite, la stessa era riuscita a sopravvivere e l’esecutore materiale, Gervasi, appunto, individuato ed arrestato, era stato condannato a 12 anni di carcere.

 All’epoca dei fatti le presunte motivazioni del gesto non erano state acclarate e si era fatto riferimento solo a generici e pretestuosi dissidi pregressi tra la vittima e la persona incaricata di ucciderla. Dal settembre 2019, a partire da un esposto anonimo, le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Trapani, erano state riavviate. Attraverso la rilettura degli atti processuali pregressi, il riascolto delle intercettazioni dell’epoca con l’ausilio di piu’ recenti tecnologie e nuove attivita’ tecniche erano stati progressivamente raccolti gravi elementi indiziari. Decisivo il sequestro di una lettera scritta dal carcere dall’uomo ritenuto dagli agenti l’autore materiale del delitto al suo mandante, in cui egli si era lamentato di non aver ricevuto il compenso concordato per l’esecuzione del crimine, rimarcando di aver bisogno di un’adeguata rendita per sua famiglia come ristoro di quanto era derivato dalla sua carcerazione.

Dinanzi alla scoperta di tale evidenza investigativa, il correo ha poi pienamente collaborato, ricostruendo tutta la vicenda e offrendo quindi pieno riscontro a quanto già accertato dagli operatori della squadra mobile

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