Corruzione, collaboratore Cuffaro risponde a Gip: “Accuse infamanti”
Terminati gli interrogatori: adesso il Gip può decidere se arrestare o meno
Si è concluso dopo un paio d’ore l’interrogatorio di Vito Raso, l’ultimo ad essere stato ascoltato dei 18 indagati dell’inchiesta su corruzione, turbativa d’asta e associazione per delinquere, in cui sono coinvolti tra gli altri l’ex presidente della Regione Siciliana, Totò Cuffaro, e l’ex ministro dell’Agricoltura Saverio Romano, oggi di Noi moderati. Raso, factotum di Cuffaro (presidente dimissionario anche della Nuova Dc) era accusato di avere fatto da tramite per organizzare riunioni, aggiustare concorsi e appalti: “Solo accuse infamanti e infondate”, ha affermato l’indagato, lasciando la stanza del Gip Carmen Salustro e il palazzo di giustizia.
Il giudice, terminati gli interrogatori (per Raso, che era all’estero quando gli era stata notificata la richiesta di misura cautelare a suo carico, c’è stato un differimento rispetto agli altri), adesso potrà decidere sulla proposta della Procura guidata da Maurizio de Lucia, che chiede misure cautelari per tutti gli indagati.
I magistrati vedono proprio in Raso un elemento fondamentale della cricca guidata da Cuffaro per piegare le legittime attività politiche, soprattutto nel campo della sanità, a esigenze e finalità criminali. Assistito dall’avvocato Marco Traina, l’ex autista di Cuffaro ha però respinto le contestazioni. “Al giudice – ha detto il legale – abbiamo offerto una versione alternativa dei fatti, rispondendo a tutte le domande”. Si era invece avvalso della facoltà di non rispondere Cuffaro, che venerdì aveva reso però dichiarazioni spontanee.
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