Giudiziaria

Disabile deceduto a capodanno: è scontro di consulenze

Milana morì il giorno di capodanno 2014 in seguito ad una caduta all’interno della struttura “Pegaso” di Naro

Pubblicato 3 anni fa

Nuova udienza preliminare nell’ambito dell’inchiesta sulla morte  di Salvatore Milana, disabile deceduto il giorno di capodanno 2014 in seguito ad una caduta all’interno della struttura “Pegaso” di Naro. Il procedimento, che si celebra davanti il gup Francesco Provenzano, è stato caratterizzato da ben tre opposizioni alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Agrigento nei confronti di due medici dell’ospedale Barone Lombardo di Canicattì e di alcuni operatori sanitari della struttura. Secondo la tesi sostenuta dal legale della famiglia del defunto, l’avvocato Antonino Catania,  gli operatori della struttura, anziché prestare l’adeguata assistenza al povero Milana Salvatore, per curargli l’infezione bronco-polmonare, lo lasciarono in balia dei maltrattamenti di Ali Yusuf Mohamed (per quei fatti condannato in via definitiva con sentenza del 20 settembre 2016), il quale, in una escalation di violenze e vessazioni continue, di brutalità e orrore, picchiava al volto e alla testa l’indifeso disabile (specialmente la notte tra il 28 e il 29 dicembre 2013) gravemente ammalato, trascinandolo a terra fino al bagno, completamente nudo e quasi morente, per gettarlo sotto la doccia fredda (la notte tra il 31 dicembre 2013 e il 1 gennaio 2014).

Tesi diametralmente opposto a quella sostenuta dal collegio della difesa – gli avvocati Lillo Fumo, Riccardo Gueli, Francesco Finocchiaro, Salvatore Iannello – che respingono ogni accusa e insistono per l’accoglimento della richiesta di archiviazione avanzata dal sostituto procuratore Gloria Andreoli. Oggi le persone offese hanno depositato una consulenza a firma dei medici-legali Nunzia Albano e Tommaso Mannone nonché gli esiti di un accertamento svolto dalla Clinica Universitaria di ULM (Germania). I consulenti  giungono a risultati diametralmente opposti a quelli della Procura. Per loro non ci sono dubbi: Salvatore Milana è deceduto perché né gli operatori della comunità né i medici indagati si attivarono per mettere in atto la terapia per contrastare l’infezione bronco-polmonare da cui era affetto. I difensori degli indagati si sono opposti all’ammissione di tale documentazione, ma il GIP (che per già ben due volte ha rigettato la richiesta di archiviazione) l’ha ammessa, ritenendola rilevante.Il giudice Provenzano ha rinviato l’udienza al prossimo 20 maggio concedendo quindi un termine per esaminare i documenti prodotti dalle persone offese.

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