Femminicidio Lorena Quaranta, verso l’esame dell’imputato: parlerà?
Prosegue il processo a carico di Antonio De Pace, infermiere calabrese accusato di aver ucciso Lorena Quaranta
Nuova udienza del processo a carico di Antonio De Pace, infermiere calabrese accusato di aver ucciso la fidanzata – la favarese Lorena Quaranta – in una villetta di Furci Siculo in provincia di Messina lo scorso anno, a poche settimane dal primo lockdown. Questa mattina, davanti i giudici della Corte di Assise di Messina, è stata completata la lista dei testimoni chiamati dall’accusa, sostenuta in aula dal pm Roberto Conte. Il processo è stato poi rinviato al 15 settembre, data in cui verranno invece escussi i testi della parte civile (l’avvocato Giuseppe Barba rappresenta i familiari di Lorena), e della difesa. In calendario anche l’esame dell’imputato. E a tal proposito rimane da capire la strategia difensiva di De Pace. Si sottoporrà all’esame?
La vicenda
L’omicidio si consuma all’interno dell’abitazione di Furci Siculo che i due fidanzati condividevano. Dopo un litigio De Pace scatena la furia omicida sulla giovane favarese uccidendola e chiamando subito dopo i carabinieri: “Ho ucciso la mia fidanzata”. Una confessione che però non ha mai convinto del tutto gli inquirenti messinesi soprattutto in assenza di una indicazione del movente. De Pace in prima battuta ha dichiarato di aver ucciso Lorena perché convinto di aver contratto il Covid-19 a causa sua. Circostanza che però è stata da subito smentita dai tamponi eseguiti ad entrambi che sono risultati negativi. A chiusura delle indagini la Procura ha pure contestato le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi nei confronti di De Pace: secondo gli inquirenti il 28enne avrebbe ideato e pianificato l’omicidio e questo sarebbe dimostrato dal fatto di aver inviato alcuni messaggi ai parenti più stretti manifestando la volontà di trasferire i propri risparmi ai nipoti.