Agrigento

“Giro di prostituzione ad Agrigento”, indagato si difende: “Estraneo ai fatti”

All’uomo viene contestato l’aver agevolato l’attività di prostituzione delle ragazze e, in particolare, l’aver trovato loro sistemazioni temporanee

Pubblicato 2 anni fa

Si è svolto ieri mattina l’interrogatorio, su delega del sostituto procuratore della Repubblica Giulia Sbocchia, di uno dei sette indagati coinvolti in un presunto giro di prostituzione nel centro storico di Agrigento. Il 32enne Giuseppe Salamone, difeso dall’avvocato Monica Malogioglio, è comparso in Questura per provare a chiarire la sua posizione dopo la notifica dell’avviso conclusione indagini.

All’uomo viene contestato l’aver agevolato l’attività di prostituzione delle ragazze e, in particolare, l’aver trovato loro sistemazioni temporanee  una volta che le stesse arrivavano ad Agrigento. “Sono estraneo ai fatti – ha dichiarato il 32enne – e per quanto riguarda le conversazioni intercettate sono state mal interpretate”.

Oltre Salamone risultano indagate altre sei persone: Magalv Marival Manrique Mendoza, 50 anni; Yanina Jacqueline Manrique Mendoza, 39 anni; Maria del Pilar Manrique Torres, 56 anni; Maria Cirila Huacache Manrique, 81 anni; Eugenio D’Agostino, 54 anni di Agrigento; Maria Valdirene Vieira De Oliveira, 51 anni. La vicenda ricostruita dagli inquirenti risale all’estate 2014 su un giro di escort, fatte venire appositamente ad Agrigento, pubblicizzate sul sito internet “Bakeca Incontri”. Alle sorelle Mendoza viene contestato l’aver avviato un giro di prostituzione in due appartamenti da loro acquistati tra via Saponara e via Neve, nel cuore del centro storico di Agrigento.

Le donne contattavano escort da ogni parte d’Italia invitandole a venire nella Città dei Templi ed esercitare l’attività e organizzando un vero e proprio calendario in base alle adesioni in cambio di un compenso economico variabile. Una quota degli incassi veniva poi versata anche alla madre delle sorelle Mendoza, l’81enne Maria Cirila Huacache Manrique. All’agrigentino Eugenio D’Agostino, compagno di una delle sorelle Mendoza, viene contestato l’aver coadiuvato le donne nell’organizzazione del giro di prostituzione accompagnando le escort nei loro spostamenti e occupandosi di consegnare e farsi restituire le chiavi degli appartamenti.

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