Il clan di Villaseta, l’Akragas e la contestazione al presidente: le carte dell’inchiesta
Giuseppe Deni precisa: "Ho avuto sempre rispetto e considerazione dei rappresentanti delle istituzioni".
Sebbene l’attività investigativa sia ormai conclusa da tempo (almeno per quanto è dato sapere pubblicamente) la maxi inchiesta sui clan mafiosi di Villaseta e Porto Empedocle continua a regalare colpi di scena. I tre blitz dei carabinieri, eseguiti tra il dicembre e l’estate scorsa, hanno di fatto decapitato due storici gruppi criminali che – per almeno due anni – hanno dettato legge sul territorio imponendo regole, principalmente sul mercato degli stupefacenti, anche con l’uso della violenza: a suon di colpi di mitra, auto incendiate e atti intimidatori. Ma il potere non si manifesta soltanto mostrando i “muscoli” ma, soprattutto, intessendo rapporti, coltivando relazioni e risolvendo questioni e “tragedie” al posto dello stesso Stato. Per certi versi un ruolo di “anti-Stato”, così come definito dagli stessi investigatori in un maxi rapporto depositato nelle scorse settimane, lo ha giocato il clan di Villaseta.
Fatta la necessaria premessa – adesso – è bene dire che in tanti si rivolgevano a esponenti (o presunti tali) del clan per risolvere controversie di varia natura. Una di queste, ad esempio, è la vicenda che ha riguardato l’Akragas, la principale squadra di Agrigento. Quanto verrà raccontato di seguito (che non rappresenta la totalità degli episodi di interesse ma solo una parte. Del resto vi daremo conto nei prossimi giorni) non ha avuto (almeno ad oggi) sviluppi investigativi di rilievo penale ma certamente ne descrive il contesto.
Akragas, la contestazione degli Ultras e l’intervento di Guido Vasile
Una di queste, ad esempio, è la vicenda che ha riguardato l’Akragas, la principale squadra di Agrigento. I carabinieri, monitorando personaggi quali Guido Vasile, ritenuto secondo l’ipotesi accusatoria un affiliato della cosca, mettono nero su bianco quanto segue. È il febbraio di due anni fa e la squadra biancazzurra non naviga certamente in buone acque. La Questura di Agrigento ha da poco imposto lo stop alle partite con il pubblico all’Esseneto dopo aver negato le necessarie autorizzazioni – viene scritto nel provvedimento – alla società sulla base di “pregiudizi di polizia, precedenti penali nonché diverse condanne definitive” nei confronti del patron Giuseppe Deni. All’esterno dello stadio compaiono degli striscioni proprio contro il presidente che fanno il seguito ad alcune scritte di alcuni giorni prima. Sull’episodio indaga la Digos ma, parallelamente, ci sono anche i carabinieri che stanno monitorando alcuni soggetti tra i quali Guido Vasile che diverse volte viene intercettato con l’allora presidente dell’Akragas. Vasile, annotano i militari dell’Arma, si attiverà per la rimozione dei cartelli contro Deni. Ad inizio febbraio 2024 incontra alcuni ultras ai quali chiede il motivo della contestazione invitandoli anche a non tirare più petardi al campo che comportano multe di 3mila euro alla società. Una settimana più tardi, parlando con Deni al telefono, gli racconta la conversazione avuta e che altro glielo avrebbe riferito di presenza. La vicenda degli striscioni rientrerà.
Le precisazioni dell’ex presidente Giuseppe Deni
Sulla vicenda riceviamo e pubblichiamo le precisazioni e puntualizzazioni, affidate ad un vocale, dell’ex presidente dell’Akragas, Giuseppe Deni, il quale esclude categoricamente ogni tipo di rapporto poco commendevole con Guido Vasile. Deni afferma che l’unico contatto con il pregiudicato si è avuto (casualmente) perchè essendo genitore di uno degli ultras dell’Akragas calcio sollecitava un suo intervento per impedire il lancio di fumogeni e petardi all’interno del rettangolo di gioco pratica questa che provocava l’immediata multa per la società di 3000 euro. Deni rifiuta l’accostamento con l’antistato descritto nell’articolo evidenziando in primo luogo di non essere indagato e di avere avuto sempre rispetto e considerazione dei rappresentanti delle istituzioni. Ricostruisce da presidente dell’Akragas tutte le vicende difficili che hanno segnato quella gestione della società che lo hanno poi portato al ritiro della squadra dal campionato.
Grandangolo prende atto e correttamente pubblica le dichiarazioni del presidente rassicurando Giuseppe Deni (e i nostri lettori) significando che quanto scritto è la trascrizione fedele dei documenti giudiziari sottoscritti dai carabinieri del Reparto operativo e contenuti nel fascicolo processuale riguardante l’inchiesta sulla mafia di Villaseta (che hanno messo nero su bianco l’esistenza dell’antistato a Villaseta) e che mai Grandangolo ha attribuito a Deni la scomoda posizione di indagato.




