Giudiziaria

Il femminicidio di Lorena Quaranta, il ministro della Giustizia acquisisce gli atti 

Il Guardasigilli Carlo Nordio, rispondendo ad una interrogazione di alcuni parlamentari, ha acquisito una relazione della Corte di Assise di Appello davanti la quale si sta celebrando il processo-bis

Pubblicato 4 settimane fa

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha acquisito una relazione della Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria davanti la quale si sta celebrando il processo-bis sul femminicidio di Lorena Quaranta, la giovane favarese uccisa dal fidanzato nel marzo 2020. La nuova circostanza emerge dalla risposta scritta del Guardasigilli ad una interrogazione presentata lo scorso 4 novembre dalla deputata agrigentina Giovanna Iacono che, insieme ad altri colleghi e per prima con la senatrice Dafne Musolino, avevano manifestato alcune perplessità all’indomani della decisione della Cassazione di annullare la sentenza di condanna all’ergastolo (limitatamente alla concessione delle attenuanti ormai note come “stress da covid) nei confronti dell’ex fidanzato della povera Lorena.

“Da tale relazione – scrive il Ministro – si evince che fermo restando che la responsabilità dell’imputato per il femminicidio è stata definitivamente accertata, al giudice del rinvio è stato rimesso di vagliare, nuovamente, il solo profilo afferente alla riconoscibilità delle attenuanti generiche.” Il Guardasigilli prosegue: “Ciò detto, trattandosi di vicenda ancora sub judice, il doveroso rispetto per l’autonomia e l’indipendenza dell’Autorità giudiziaria precedente impedisce di entrare funditus nel merito della decisione.”

Processo che riprenderà il prossimo 28 novembre quando, dopo eventuali repliche, potrebbe già essere emessa la nuova sentenza. Tre settimane fa la procura generale ha reiterato la richiesta di concedere le attenuanti generiche ad Antonio De Pace, l’infermiere calabrese che ha ucciso Lorena, con l’applicazione di una condanna a 24 anni di reclusione. “Stress da covid” che per i familiari di Lorena Quaranta, rappresentati dall’avvocato Giuseppe Barba, non esisterebbe. Negli scorsi giorni il papà della giovane favarese, Enzo Quaranta, ha rilasciato un’intervista a Tv7 lanciando un appello ai giudici: “La vera pena è l’ergastolo. Qual è la pena? Che esce e si fa una nuova vita? E la vita che ha tolto?”. 

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