Giudiziaria

La faida Favara-Liegi, Vardaro condannato a 24 anni e 6 mesi per duplice tentato omicidio 

L’imputato ha però incassato l’assoluzione “per non aver commesso il fatto” per l’omicidio dell’operaio empedoclino Mario Jakelich,

Pubblicato 9 mesi fa

La Corte di Assise di Agrigento, presieduta dal giudice Alfonso Malato, ha condannato a ventiquattro anni e sei mesi di reclusione Carmelo Vardaro, 47 anni, di Favara, per duplice tentato omicidio, alcuni episodi di spaccio e due estorsioni aggravate. L’imputato ha però incassato l’assoluzione “per non aver commesso il fatto” per l’omicidio dell’operaio empedoclino Mario Jakelich, ucciso in un appartamento a Liegi nel settembre 2016.

Si chiude così il primo capitolo del processo a carico di Carmelo Vardaro, unico tra i coinvolti ad aver scelto di essere giudicato col rito ordinario. La vicenda è legata alla tristemente nota faida sull’asse Favara-Liegi, una guerra tra clan caratterizzata da omicidi compiuti e mancati che ha insanguinato la provincia di Agrigento per due anni. Vardaro era finito a processo con l’accusa di aver fatto parte del commando che nel settembre 2016 uccise Mario Jakelich e attentò alla vita di Maurizio Distefano, scampato miracolosamente all’agguato. Per questi reati è stato assolto. Vardaro è invece stato condannato per un duplice tentato omicidio, sempre nell’ambito della faida, avvenuto il 23 maggio 2017 a Favara. In quell’occasione rimasero feriti Carmelo Nicotra e lo stesso Maurizio Distefano, già obiettivo dei sicari nei mesi precedenti.

La Dda di Palermo aveva chiesto per Vardaro la condanna a trent’anni di reclusione invocando però l’assoluzione per l’omicidio Jakelich. Il delitto dell’operaio empedoclino, ad oggi, rimane senza un colpevole dopo che negli scorsi mesi la Cassazione ha assolto definitivamente Calogero e Antonio Bellavia, gli altri due presunti membri del commando. Vardaro, difeso dall’avvocato Salvatore Virgone, dovrà adesso risarcire le vittime del tentato omicidio, costituitesi parte civile tramite gli avvocati Salvatore Cusumano e Teresa Alba Raguccia, con una somma di 30 mila euro. 

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