Giudiziaria

Mafia a Licata, chiese scarcerazione per paura contagio, Cassazione: “Nessuna violazione diritti”

Non c’è stata alcuna violazione dei diritti fondamentali nell’affrontare l’emergenza Covid con conseguente rischio di contagio in carcere. A stabilirlo è la prima sezione penale della Corte di Cassazione, con una sentenza depositata oggi, nell’ambito del ricorso avanzato da Vincenzo Bellavia, 34 anni di Licata, finito nel carcere di Voghera in seguito alla maxi inchiesta […]

Pubblicato 4 anni fa

Non c’è stata alcuna violazione dei diritti fondamentali nell’affrontare l’emergenza Covid con conseguente rischio di contagio in carcere. A stabilirlo è la prima sezione penale della Corte di Cassazione, con una sentenza depositata oggi, nell’ambito del ricorso avanzato da Vincenzo Bellavia, 34 anni di Licata, finito nel carcere di Voghera in seguito alla maxi inchiesta “Assedio” facendo luce su intrecci tra mafia, politica e massoneria a Licata. 

Bellavia, difeso dall’avvocato Angela Porcello, aveva chiesto nel marzo scorso – nell’ottica preventiva di un possibile contagio da Covid-19 – la scarcerazione con l’applicazione degli arresti domiciliari proprio per il potenziale rischio nel carcere lombardo dove si erano verificati alcuni casi. 

La difesa di Bellavia chiedeva anche di sollevare una questione di costituzionalita’, ritenendo violato l’articolo 27 della Costituzione e alcuni principi della Convenzione dei diritti umani “non avendo lo Stato italiano posto in essere misure idonee a diminuire il tasso di sovraffollamento carcerario al fine di contenere le infezioni da Covid 19 in tale ambiente“. Nel provvedimento del Riesame impugnato, invece, si era fatto riferimento sia alle misure per le carceri contenute nel ‘Cura Italia’, alle modalita’ per i colloqui con i familiari a distanza, alla valutazione di misure alternative per i nuovi ingressi e al monitoraggio delle situazioni di malattia da parte del Dap, nonche’ all'”assenza di rischio concreto di contagio nei riguardi del ricorrente, soggetto giovane, non affetto da alcuna patologia che possa esporlo a pericolo effettivo e prevedibile“, per cui il ricorso era stato respinto e la questione di costituzionalita’ ritenuta “manifestamente infondata”.

Per i giudici della Cassazione il ricorso di Bellavia è inammissibile poiché “non sono emerse ragioni tali da determinare il convincimento per una situazione di rischio contagio per il ricorrente di cosi’ grave portata da mettere in pericolo i suoi diritti fondamentali, costituzionalmente protetti e invocati dalla difesa anche sotto l’egida della Convenzione europea dei diritti dell’uomo: e’ innegabile poi – scrive la Cassazione – che il Governo abbia approntato, in una situazione eccezionale, di straordinaria emergenza sanitaria e sociale, tutto quanto era in suo potere per fronteggiare il rischio Covid-19, poi sfociato in vera e propria pandemia”.

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