Giudiziaria

Massacrò i genitori a Racalmuto, giudizio immediato per Sedita 

Il trentaquattrenne, reo confesso, lo scorso 13 dicembre massacrò con quasi cinquanta coltellate padre e madre

Pubblicato 2 anni fa

Il gip del tribunale di Agrigento Micaela Raimondo, accogliendo la richiesta del procuratore Salvatore Vella e del sostituto Gloria Andreoli, ha disposto il giudizio immediato nei confronti di Salvatore Gioacchino Sedita, 34 anni di Racalmuto. L’uomo è accusato di duplice omicidio aggravato e maltrattamenti in famiglia. Sedita comparirà il prossimo 14 settembre per la prima udienza del processo davanti i giudici della seconda sezione della Corte di Assise di Agrigento. Il trentaquattrenne, reo confesso, lo scorso 13 dicembre massacrò con quasi cinquanta coltellate padre e madre – Giuseppe Sedita, 66 anni, e Rosa Sardo, 62 anni – nell’abitazione che condividevano.

Giuseppe e Rosa stavano pranzando ma la tavola era apparecchiata per tre. A far scattare l’allarme era stato un vicino di casa che, chiamando una delle figlie, raccontò dell’assenza di Giuseppe alla festa organizzata proprio per il suo pensionamento. I sospetti sono subito ricaduti sul figlio Salvatore, ragazzo con un passato complicato caratterizzato da maltrattamenti e uso di sostanze stupefacenti. In un primo interrogatorio sconclusionato, reso al sostituto procuratore Gloria Andreoli, Sedita ha negato le sue responsabilità dichiarando di vedere i fantasmi, di chiamarsi in un altro modo e di aver incontrato anche l’uomo nero. In un secondo interrogatorio, questa volta davanti il gip Francesco Provenzano, Sedita cambiò versione confessando il duplice omicidio. All’origine del massacro ci sarebbero i contrasti con i genitori che, a suo dire, non l’avrebbero accettato e avrebbero persino minacciato di buttarlo fuori di casa. La linea difensiva dell’imputato, portata avanti dall’avvocato Ninni Giardina, era basata sulla infermità mentale del ragazzo. Circostanza, questa, esclusa dal consulente incaricato dal tribunale durante l’incidente probatorio. Per lo psichiatra Messina, che ha visitato l’uomo nel carcere di Barcellona Pozzo di Gotto, Sedita “va considerato capace di intendere e di volere al momento del reato e in atto è capace di partecipare coscientemente al procedimento che lo riguarda”. Per il consulente, inoltre, “il fatto non è diretta espressione di una infermità mentale ma è avvenuto sotto l’effetto della cocaina”.

Una tesi sposata in pieno anche dallo psichiatra forense Gaetano Vivona, docente universitario, nominato dall’avvocato Giuseppe Zucchetto, perito di parte nell’interesse di tre delle quatto persone offese. Si tratta delle sorelle di Salvatore Sedita: Salvina, Gaetana e Letizia.

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