Giudiziaria

“Migrante travolto e ucciso a Villa Sikania”, 35enne patteggia due anni

La famiglia dell'eritreo si sente offesa davanti a questa sentenza

Pubblicato 2 anni fa

Il gup del tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo, ha ratificato il patteggiamento della pena a due anni di reclusione nei confronti di Alfonso Cumella, 35enne accusato di omicidio stradale nell’inchiesta sulla morte del migrante eritreo Sied Anwar, 20 anni, travolto nella notte fra il 3 e il 4 settembre dopo essere fuggito dal centro migranti di Villa Sikania a Siculiana. 

L’accordo tra le parti arriva dopo un primo respingimento del patteggiamento disposto dal giudice Zammuto che aveva ritenuto la pena ad un anno e dieci mesi “non congrua rispetto alla gravità del reato addebitato e alle conseguenze mortali e lesive che ne sono derivate.

A Cumella si contesta di non avere tenuto una condotta di guida prudente con particolare riferimento alla velocita‘. L’automobilista ha sempre negato di essere fuggito all’alt dei poliziotti che, sostiene l’accusa, gli avrebbero intimato di fermarsi vedendo arrivare la Volkswagen Touareg ad alta velocita’. Tre poliziotti, peraltro, che stavano cercando di bloccare il migrante, sono rimasti feriti.

Le dichiarazioni della famiglia dell’eritreo ucciso

 “A nome della famiglia di Anwar Siid, esprimiamo profonda delusione e amarezza per una decisione che non rende giustizia alla giovane vita di Anwar e al dolore dalla sua famiglia. La vita di un ragazzo di 20 anni anche se profugo quanto vale?“. Lo ha scritto Mussie Zerai chairman of Habeshia Agency in merito al patteggiamento. “Anwar e’ stato ucciso anche da chi lo braccava e lo teneva bloccato a terra mentre sopraggiungeva l’auto che poi lo ha investito. Ci chiediamo perche’ non c’e’ traccia nel processo dalla corresponsabilita’ di tutti soggetti coinvolti in questa vicenda? – ha aggiunto Mussie Zerai -. Due anni di condanna per la morte di un ragazzo di 20 anni e’ un palese ingiustizia, non chiamare in causa tutti quelli che lo braccavano e il ministro dell’Interno e’ un altro palese ingiustizia in questo processo. La famiglia e tutte le associazione di profughi eritrei siamo decisi ad ottenere giustizia fino a rivolgendoci anche alla Corte Europea. Perche’ e’ stato ucciso un ragazzo di 20 anni che si chiamava Anwar Siid, non un cane o una bestia qualsiasi. Questa sentenza non rende giustizia anzi offende la memoria di Anwar e la sua famiglia”.

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