Giudiziaria

Open Arms, riprende a Palermo il processo a Matteo Salvini

Salvini arrivato al bunker per processo

Pubblicato 2 anni fa

Riprende stamani nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo il processo “Open Arms” che vede il segretario della Lega Matteo Salvini imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio nell’ambito della vicenda che nell’estate del 2019, quando era ministro dell’Interno, coinvolse la nave della ong spagnola rimasta diversi giorni al largo delle coste siciliane in attesa di un porto dove approdare con i 147 migranti a bordo. Oggi saranno sentiti come testimoni Anabel Montes, ex capomissione della ong Open Arms, Katia Valeria Di Natale, medico dell’Ordine di Malta e Fabrizio Mancini, direttore del servizio immigrazione presso la direzione centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere del Ministero dell’Interno. Salvini, già da ieri pomeriggio a Palermo, sarà come sempre in aula accompagnato dal suo legale Giulia Bongiorno.

Medico Cisom primo teste: “migranti a bordo in condizioni fisiche precarie

“I migranti soccorsi dalla Open Arms erano tutti sul ponte, non era possibile fare visite individuali. Il medico di bordo ci mostro’ i dati che aveva raccolto e ci disse quali erano i pazienti piu’ gravi. Abbiamo valutato solo alcuni casi: lesioni cutanee, parassitosi, infezioni. Il resto non abbiamo potuto valutarlo. Ricordo che c’erano dei segni di scabbia, una donna aveva ustioni pregresse, poi alcuni avevano delle ferite da arma da fuoco. Non abbiamo accertato casi di crisi depressive, siamo rimasti troppo poco a bordo. L’equipaggio era molto stanco ma resisteva”. Lo ha detto la dottoressa Katia Di Natale, specializzanda in medicina che, il 15 agosto del 2019, effettuo’ un sopralluogo a bordo della Open Arms, la nave della ong spagnola che, giorni prima, aveva soccorso in mare 147 migranti. Di Natale, che all’epoca collaborava con il Soccorso dell’Ordine di Malta (Cisom), sta deponendo a PALERMO al processo per sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio a carico del leader della Lega ed ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Salvini e’ accusato di aver rifiutato illegittimamente lo sbarco a Lampedusa ai profughi soccorsi dalla ong catalana. “I bagni chimici sulla nave erano due e i migranti 147”, ha spiegato la testimone ha raccontato che i profughi erano costretti a svolgere le funzioni fisiologiche sul ponte. “La quasi totalita’ stava sul ponte, li’ dormivano, mangiavano, – ha detto – Non potevano andare nei bagni e usavano quello spazio per le loro funzioni fisiologiche. Ce lo raccontarono loro stessi” “I minori sulla nave erano 31 – ha proseguito – Il medico di bordo ci parlo’ di una ragazzina che presentava segni di anemia; ci disse che aveva delle perdite da alcuni giorni e che aveva smesso di mangiare”.

Deposizione di Fabrizio Mancini, direttore del Servizio Immigrazione del ministero dell’Interno

Il decreto di interdizione, dell’agosto del 2019, all’ingresso nelle acque italiane alla nave Open Arms con a bordo i migranti soccorsi in mare, l’annullamento del provvedimento da parte del Tar, le richieste di assegnazione del porto sicuro (Pos) fatte dalla ong catalana sono state al centro della deposizione di Fabrizio Mancini, direttore del Servizio Immigrazione del ministero dell’Interno, che sta rispondendo alle domande del pm al processo per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio che vede imputato a PALERMO l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il leader della Lega e’ accusato di aver rifiutato illegittimamente lo sbarco a Lampedusa di 147 migranti soccorsi dalla nave della ong spagnola Open Arms ad agosto del 2019. “All’epoca delle vicende della Open Arms ero in servizio. – ha raccontato – Fino alla pronuncia del Tar c’era un decreto interministeriale di interdizione delle acque italiane alla nave della ong spagnola. Dopo la pronuncia del Tar che sospese il decreto, il 14 agosto, si pose il problema e mi venne detto, da parte del Gabinetto del Viminale, che l’orientamento era procedere all’emissione di un nuovo decreto interministeriale che potesse bypassare la sospensiva del tribunale. Poi, pero’, il decreto non fu fatto”. “La mattina del 15 agosto seppi che era stato accordato un punto di fonda in prossimita’ di Lampedusa a causa delle nuove condizioni meteo. Sempre nello stesso giorno vennero fatte alcune evacuazioni mediche. – ha spiegato – Dopo la pronuncia del Tar la Open Arms fece diverse richieste di porto sicuro (Pos), una il 14 agosto indirizzata anche al Gabinetto del ministero dell’Interno. Tornai in ufficio il 16 agosto e chiesi se c’erano novita’. Nella mattina del 16 arrivarono altre richieste di Pos, ce lo disse la Capitaneria di Porto. Ricontattai il vicecapo di Gabinetto, la dottoressa Garroni, e la risposta che mi fu data era che per quanto riguardava i presunti minori a bordo non c’erano state indicazioni dal Tribunale dei minori di PALERMO e che per il decreto di sospensiva l’orientamento era che l’atto era stato annullato ma non imponeva l’obbligo di sbarco”. “Intervenne – ha proseguito – un atto di diffida della Open Arms che ci fu inviato dalla Capitaneria. Informai la Garroni che non ne sapeva nulla e mi chiese di mandarglielo su whatsapp dicendo che ne avrebbe parlato col capo di gabinetto. Riferii tutto al mio direttore centrale che era in ferie, al vice capo della polizia vicario”. “Il 17 mattina – ha aggiunto – chiesi alla questura di Agrigento se il tribunale dei minori aveva dato indicazioni sulla sorte dei 31 minori a bordo e il questore mi scrisse che non avevano ancora ricevuto nulla. Quel giorno andai in ferie ma continuai a essere contattato al telefono e mi dissero che alcuni migranti si erano buttati a mare per cercare di raggiungere Lampedusa ma che erano stati recuperati”. “La decisione se assegnare il Pos o meno – ha concluso – veniva dal Gabinetto del Viminale. Ritengo che non sia possibile che un ministro non sappia cosa fa il suo Gabinetto”.

Scintille tra accusa e difesa durante testimonianza 

Scintille tra accusa e difesa e udienza sospesa per una manciata di minuti al processo Open Arms nel quale e’ imputato l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. E’ accaduto durante la testimonianza di Fabrizio Mancini. Il direttore del Servizio Immigrazione presso la Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere del Viminale stava rispondendo alle domande del pm relative ai tempi dello sbarco, ma mentre stava riferendo che sia prima sia dopo il caso Open Arms c’erano stati episodi simili (“La procedura prevedeva l’attesa di qualche giorno per la redistribuzione europea”), a giudizio dell’avvocato Giulia Bongiorno, il pm ha interrotto il teste “con toni aggressivi”. La legale del leader della Lega e’ intervenuta per permettere al teste di concludere la risposta, e da li’ si e’ innescato un botta e risposta e l’udienza e’ stata brevemente interrotta. Mancini e’ stato chiamato a testimoniare dall’accusa. La difesa di Matteo Salvini ha affermato che “non si possono usare questi toni aggressivi nei confronti di un testimone”. Il pm ha negato di avere usato tali toni. “Abbiamo fatto pace”, ha poi detto Bongiorno al riavvio dell’udienza. 

Udienza sospesa per guasto elettrico, si riprende alle 14 

Guasto elettrico all’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo dove è in corso l’udienza del processo Open arms con imputato l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Un problema al quadro elettrico che gestisce l’amplificazione ha costretto il presidente del collegio Roberto Murgia a sospendere l’udienza fino alle ore 14 per permettere ai tecnici di riparare il guasto. L’aula bunker è stata realizzata in soli sei mesi fra il 1985 e il 1986 per il maxiprocesso.

Le dichiarazioni di Salvini

Vengo una volta al mese per il processo ed è frustrante essere al bunker che ha ospitato i maggiori mafiosi, per avere combattuto il traffico di esseri umani. I testimoni che, di mese in mese, sentiamo dicono che ho fatto solo il mio dovere e quello che ho fatto io lo facevano quelli di prima e quelli dopo”. Lo ha detto Matteo Salvini, a margine del processo Open Arms.

Le dichiarazioni del capo missione: “a bordo condizioni gravissima”

“C’erano solo due bagni per 134 persone, l’acqua e i vestiti a disposizione dei profughi erano limitati. Le condizioni igieniche, fisiche e psicologiche dei migranti erano pesantissime. Le persone erano disperate”. Lo ha detto il capo missione della nave Open Arms Anabel Montes, che sta testimoniando, a Palermo, al processo per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio che vede imputato a Palermo l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. Il leader della Lega e’ accusato di aver rifiutato illegittimamente lo sbarco a Lampedusa di 147 migranti soccorsi dalla nave della ong spagnola Open Arms ad agosto del 2019. Il processo e’ ripreso dopo la sospensione determinata da motivi tecnici. Montes ha descritto le attivita’ di soccorso prestate a inizio agosto 2019 a tre imbarcazioni di migranti in difficolta’ e i giorni convulsi seguiti ai salvataggi. “Avevano saponette condivise – ha raccontato – Alcuni migranti avevano ustioni provocate durante iul viaggio sui barconi dal mix tra il gasolio e l’acqua di mare “Dopo il terzo intervento Malta, via email, ci informo’ che avrebbe preso solo i 39 ultimi arrivati ma non gli altri soccorsi prima – ha proseguito – La situazione peggiorava di giorno in giorno, cominciammo a chiedere evacuazioni di tre persone che stavano male. Il 13 chiedemmo evacuazione di un bambino. Con i giorni peggiorarono le condizioni del mare e chiedemmo a Malta un riparo per il maltempo, ma rifiutarono l’ingresso nelle loro acque. Allora chiedemmo a Tunisi che non ci rispose. A quel punto sapemmo che il Tar del Lazio aveva annullato il divieto di entrare nel mare italiano per cui ci dirigemmo verso Lampedusa avvertendo le autorita’ italiane”. “L’Italia ci disse che potevamo entrare nelle acque territoriali, ma non potevamo sbarcare in nessun porto”, ha spiegato. La Montes il 17 agosto si rivolse alla Procura di Agrigento per denunciare le condizioni a bordo della Open Arms. 

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