Giudiziaria

Rinascita Scott, maxi processo alla Ndrangheta: 5 agrigentini a giudizio

I nomi erano già comparsi nell'inchiesta della Dia "Kerkent"

Pubblicato 3 anni fa

Si è aperto ieri il maxi processo alla Ndrangheta scaturito dalla maxi operazione della Dda di Catanzaro “Rinascita Scott”: 325 imputati col rito abbreviato, 91 con il rito ordinario, altri 4 già a processo con giudizio immediato, 58 i collaboratori di giustizia che testimonieranno, oltre 200 le persone offese e un collegio difensivo composto da oltre 500 avvocati. Sono gli imponenti numeri del procedimento che si celebra nell’aula bunker (appositamente costruita alla zona industriale) di Lamezia Terme. 

Tra gli imputati ci sono anche cinque agrigentini accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanza stupefacente con l’aggravante di aver agevolato la ndrangheta: si tratta di Andrea Puntorno, 43 anni; Bruno Di Maria, 56 anni; Giuseppe Di Maria, 53 anni; Calogero Rizzo, 50 anni, ex carabiniere di Raffadali; Patrizia Fiorillo, 48 anni, compagna di Puntorno.  Secondo gli inquirenti, dunque, Andrea Puntorno e gli altri quattro agrigentini avrebbero costituito un gruppo di riferimento della cosca di Zungrì nella “piazza” di spaccio di Agrigento, destinataria di diverse forniture da parte di Gregorio Niglia, alias “Lollo”, ritenuto esponente della cosca di Zungri guidata dal boss Accorinti, così rappresentando per l’associazione uno stabile e costante canale di smercio dello stupefacente.

(Quasi) tutti nomi “conosciuti” alla Dia di Agrigento, guidata dal vicequestore Roberto Cilona, che nel marzo 2019 eseguì l’operazione “Kerkent” contro il clan Massimino individuando e scoprendo il “canale calabrese” di approvvigionamento della droga che – alla luce della chiusura indagini della Dda di Catanzaro – emerge essere la cosca di Zungri. Droga che, secondo gli inquirenti, proveniva dal Brasile e dall’Albania. Dal Paese sudamericano, la locale di ‘ndrangheta di Zungrì – di cui Niglia è ritenuto affiliato – importava cocaina attraverso alcune ditte di import-export di marmi, niobio e manganese. Nell’inchiesta Kerkent, il cui processo ormai è giunto alle battute finali col rito abbreviato, sono state chieste 28 condanne: sei anni nei confronti di Puntorno, dodici nei confronti di Rizzo, dieci nei confronti di Niglia.

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