Giudiziaria

Tangenti alla motorizzazione, indagati continuano a parlare: arrestata donna

Ora, se Costa era stato scoperto a utilizzare il cellulare della figlia, Passavia avrebbe preso quello del marito

Pubblicato 1 anno fa

E due: dopo Luigi Costa, finisce in carcere anche Giovanna Passavia, come l’uomo indagata nell’inchiesta sulla corruzione alla Motorizzazione di Palermo. Inizialmente, il 28 febbraio, entrambi erano stati messi agli arresti domiciliari ma poi, nei giorni precedenti la Pasqua, Costa era stato intercettato mentre, col cellulare della figlia, dialogava con un’altra persona sotto inchiesta.

L’8 aprile il dirigente era finito in carcere: adesso si e’ scoperto che uno dei contatti era con Giovanna Passavia, che oggi – su ordine del Gip Filippo Serio – e’ passata anche lei dagli arresti in casa alla cella. Il giudice, che aveva emesso anche la misura cautelare originaria, aveva concesso i domiciliari perche’, pur essendo le condotte contestate gravi, si riteneva che fosse sufficiente impedire agli indagati di uscire da casa per evitare che reiterassero le condotte incriminate e che inquinassero le prove. In realta’ la Passavia, come aveva gia’ fatto Costa con lei, aveva continuato a comunicare con l’altro indagato, considerato al centro di tutto l’imbroglio, ricostruito dalla polizia stradale: in sostanza le mazzette alla Motorizzazione avrebbero garantito una corsia preferenziale ad alcune agenzie per le immatricolazioni delle auto, le pratiche di collaudo e la duplicazione delle carte di circolazione.

Ora, se Costa era stato scoperto a utilizzare il cellulare della figlia, Passavia avrebbe preso quello del marito. Il funzionario della Motorizzazione avrebbe avuto contatti quasi quotidiani anche mandando “segnali” (squilli a vuoto) con una utenza intestata alla Regione Siciliana da lui utilizzata: Giovanna Passavia avrebbe raccolto e, come si desume da altre intercettazioni, avrebbe poi usato sistemi di comunicazione che sfuggivano alle intercettazioni, come whatsapp e altri social. Insomma, “reiterate violazioni delle prescrizioni imposte dal giudice”, che hanno indotto il pool coordinato dal procuratore aggiunto Sergio Demontis a chiedere l’aggravamento, dopo l’uomo, anche per la donna.

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