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Racalmuto, Fondazione Sciascia: polemiche su carte scrittore

Nel trentennale della scomparsa di Leonardo Sciascia la fondazione intestata allo scrittore di Racalmuto è attraversata da fibrillazioni e polemiche. In discussione c’è il modo in cui viene gestito l’archivio, con le lettere e le carte di Sciascia che dopo tanto tempo sono ancora in fase di catalogazione. Ma si discute anche, con divisioni che […]

Pubblicato 5 anni fa

Nel trentennale della scomparsa
di Leonardo Sciascia la fondazione intestata allo scrittore di Racalmuto è
attraversata da fibrillazioni e polemiche. In discussione c’è il modo in cui
viene gestito l’archivio, con le lettere e le carte di Sciascia che dopo tanto
tempo sono ancora in fase di catalogazione.

Ma si discute anche, con
divisioni che lacerano rapporti personali, sulla funzione della fondazione come
centro di attività culturali. I contrasti, tenuti sotto traccia, sono stati
innescati da un cavillo giuridico quando si è scoperto, dopo cinque anni, che
la nomina del giornalista Felice Cavallaro nel 2015 come componente del
consiglio di amministrazione della fondazione non era stata perfezionata. Il
cda lo ha così tenuto fuori provocando reazioni garbate nella forma ma piccate
nella sostanza. Cavallaro, giornalista del Corriere della Sera, è anche il
promotore delle “Strade degli scrittori” e l’ideatore di convegni su
temi legati alla figura e all’opera di Sciascia (all’ultimo sul caso Moro ha
partecipato poco prima della morte anche Massimo Bordin di Radio radicale).

Cavallaro si è impegnato perchè
la fondazione aprisse le porte agli ambienti culturali, alle università e alle
scuole, in linea con la visione stessa dello scrittore che auspicava lo studio
delle sue carte da parte dei giovani. Tra quei documenti ci sono, tra l’altro,
le corrispondenze con altri scrittori come Italo Calvino, Elio Vittorini, Pier
Paolo Pasolini.

Il progetto di Cavallaro ha però
dovuto fare i conti sia con il ritardo nella catalogazione, ferma alla lettera
M, delle carte di Sciascia che la famiglia considera solo “in
deposito”, sia con l’accusa velata di un “attivismo invasivo”.

Il caso ha suscitato varie
reazioni, tra cui quella del sindaco Vincenzo Maniglia.

Nello scambio di polemiche è
intervenuto per ultimo lo stesso Cavallaro il quale considera un pretesto il
difetto formale sulla sua nomina, adottata dal consiglio comunale all’unanimità,
e si dichiara oggetto di un “insolente schiaffo”.

“L’amaro epilogo di una delibera senza bollo – ha scritto – mi fa pensare a una contrapposizione che
qualcuno vorrebbe strumentalmente spazzare via con una inedita forma di spoil
system”.

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