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Dagli ergastoli ai permessi premio: la “rinascita” della Stidda

Sfruttare i permessi premio nonostante la condanna all’ergastolo, in nome di un presunto ravvedimento e di un possibile reinserimento sociale, per tornare alla guida della Stidda, organizzazione mafiosa protagonista di una guerra frontale a Cosa Nostra negli anni novanta che sembrava destinata a scomparire (sepolta da omicidi ed ergastoli) e che invece – come emerso […]

Pubblicato 3 anni fa

Sfruttare i permessi premio nonostante la condanna all’ergastolo, in nome di un presunto ravvedimento e di un possibile reinserimento sociale, per tornare alla guida della Stidda, organizzazione mafiosa protagonista di una guerra frontale a Cosa Nostra negli anni novanta che sembrava destinata a scomparire (sepolta da omicidi ed ergastoli) e che invece – come emerso dall’inchiesta Xidy – ha trovato nuova linfa vitale pretendendo (e ottenendo) di sedersi nuovamente al tavolo delle dinamiche criminali. Possono due persone condannate al carcere a vita, anche per omicidi di uomini dello Stato come il giudice Rosario Livatino, tornare a muovere le fila della Stidda? Secondo gli inquirenti della Direzione Distrettuale Antimafia, che hanno coordinato l’inchiesta Dixy, si. Ed è quanto messo in atto da due esponenti di rilievo nel panorama criminale agrigentino: Antonino Gallea e Santo Gioacchino Rinallo. 

Antonino Gallea è stato condannato in via definitiva all’ergastolo per associazione mafiosa e per essere stato uno dei mandanti dell’omicidio del giudice Rosario Livatino, ucciso il 21 settembre 1990 da un commando di stiddari. Sconta ininterrottamente la pena in carcere fino al 2015 quando il Tribunale di Sorveglianza di Napoli gli concede la semilibertà e dal 2017 anche la licenza premio che gli permette di tornare a Canicattì. Permessi accordati in ragione della dedizione ad attività di volontariato ed al proseguimento di studi universitari. Una vicenda simile a quella di Santo Gioacchino Rinallo, anche lui fermato nel blitz Xidy. Rinallo è noto come uno dei killer più spietati dalle Stidda ed è stato condannato all’ergastolo per il duplice omicidio dei fratelli Ribisi. Sconta la pena ininterrottamente fino al 2017 quando il tribunale di Sorveglianza di Sassari gli concede il beneficio della semilibertà  ritenendo “maturi i tempi per il reinserimento sociale” anche grazie alle sue attività: cuoco, volontario e addirittura cantante in un coro gospel. 

Il progetto criminale stiddaro – scrivono gli inquirenti – era quello di ottenere una graduale ma inarrestabile espansione economica grazie alla forza sul territorio acquisita da Antonino Chiazza ed al carisma portato in dote da Rinallo e Gallea i quali, per la loro condizione (ergastolani semiliberi), non potevano esporsi più di tanto, come affermato da Chiazza in un dialogo di straordinaria rilevanza proprio con Rinallo, intercettato su una utenza che era riservata ai componenti del gruppo criminale. 

CHIAZZA: “Compà io sto cercando di farla crescere questa…questa cosa..”
RINALLO: no, ma tu …parole incomprensibili… tu ormai…
CHIAZZA: “di farla crescere… (si sovrappongono le voci, ndr) crescere economicamente, crescere…deve crescere questa cosa… e credimi… mi, mi, mi… tra il tuo… il tuo appoggio e quello che io giusto perché rispetto a te io sono più libero devo farla crescere questa cosa è una soddisfazione che io mi devo prendere…” 
RINALLO: “Ostacolo non ne abbiamo trovato mai e mai ne troveremo… durerà all’infinito” 

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