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Dalla Chiesa vive nelle azioni presenti, passate e future: il ricordo del generale ucciso dalla mafia (ft)

3 settembre 1982: 37 anni fa il generale dei carabinieri e prefetto di Palermo Carlo Alberto Dalla Chiesa viene ucciso da Cosa Nostra a Palermo, insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo. Per l’omicidio furono condannati come mandanti i vertici dell’organizzazione mafiosa (Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, […]

Pubblicato 5 anni fa

3
settembre 1982: 37 anni fa il generale dei carabinieri e prefetto di Palermo
Carlo Alberto Dalla Chiesa viene ucciso da Cosa Nostra a Palermo, insieme alla
moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo.

Per
l’omicidio furono condannati come mandanti i vertici dell’organizzazione
mafiosa (Totò Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco, Pippo Calò, Bernardo
Brusca, Nenè Geraci) e solo nel 2002 anche gli autori materiali della strage,
Antonino Madonia, Vincenzo Galatolo, Raffaele Ganci e Giuseppe Lucchese, e i
collaboratori di giustizia Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci.

Oggi, a 37 anni di distanza, Palermo si è raccolta nel ricordo del generale in una cerimonia di commemorazione che si è svolta questa mattina a Palermo, proprio in via Isidoro Carini, dove la strage si è consumata. Rimosso il messaggio a firma del capitano ‘Ultimo’, Sergio De Caprio, che era comparso accanto alla lapide che a Palermo ricorda l’omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa Il messaggio era accanto alla corona d’alloro del presidente della Repubblica, ma al termine della cerimonia di commemorazione lo spazio è rimasto vuoto.

Un
innovatore attento e lungimirante“:
così lo ricorda il capo dello Stato, Sergio Mattarella, che ne sottolinea una “profonda fiducia nello Stato
e “determinazione, sorretta da un
profondo senso etico e istituzionale”
.

Secondo
il presidente della Repubblica “il
suo sacrificio è stato il seme di una forte reazione civile che – anche
attraverso nuovi strumenti normativi – ha prodotto un significativo incremento
nella capacità di risposta e di contrasto alla violenza mafiosa”.

“Ricordare il
generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, Emanuela Setti Carraro e Domenico Russo
– ha dichiarato il sindaco di
Palermo, Leoluca Orlando, in occasione della commemorazione dell’agguato di
mafia – vuol dire interrogarsi sul
significato di ‘vittime del dovere’. In quegli anni, settanta e ottanta, nei
quali cominciavano ad affermarsi nuovi diritti, l’appello a una stagione dei
doveri, a una questione morale, a un’austerità nei comportamenti, venne raccolto
da chi, come il generale Dalla Chiesa, era impegnato per contrastare la mafia,
che trasformava i diritti in favori. Credo sia importante ricordare
– ha
concluso il sindaco – che oggi che
viviamo una nuova stagione dei diritti, proprio a questa stagione che
caratterizza il cambiamento culturale di Palermo, occorre affiancarne una dei
doveri di tutti e di ciascuno, nessuno escluso”.

Raramente, come in quella occasione, un uomo mandato a combattere la mafia è stato lasciato dichiaratamente solo. Una cosa che non è sfuggita né alla mafia né all’opinione pubblica. Fu quasi una dichiarazione di estraneità”. Lo ha detto Nando Dalla Chiesa parlando con i giornalisti al termine della cerimonia, a Palermo, per il 37esimo anniversario dell’omicidio di suo padre il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ucciso da Cosa Nostra insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di polizia Domenico Russo. Parlando delle indagini sui responsabili di sull’omicidio, Dalla Chiesa ha aggiunto: “Gran parte della verità è stata accertata, per fortuna. Siamo tra le poche vittime che hanno avuto la possibilità di avere in gran parte giustizia”. 

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