Mafia

Depistaggio Borsellino, poliziotto imputato: “Mai dato suggerimenti a Scarantino”

Lo ha detto Fabrizio Mattei, il poliziotto imputato insieme ad altri suoi due colleghi

Pubblicato 4 anni fa

“Non mi sono mai occupato della strage di via D’Amelio, ma solo di quella di Capaci”. Lo ha detto Fabrizio Mattei, il poliziotto imputato insieme ad altri suoi due colleghi, Mario Bo e Michele Ribaudo, di calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa nostra. I tre poliziotti, componenti del gruppo investigativo Falcone-Borsellino che indago’ sulle stragi mafiose del ’92 di via D’Amelio e Capaci, sono sotto processo a Caltanissetta per il depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio. Parlando del periodo in cui il falso pentito Vincenzo Scarantino era in Liguria, a San Bartolomeo al Mare, Mattei ha aggiunto che si occupava di scortare Scarantino: “Quando c’era un problema al di fuori del nostro servizio andavamo alla questura di Imperia. Non avevo confidenza con lui”.

“Non conoscevo tutte le vicende di Scarantino anche se ho assistito a cinque suoi interrogatori. Non ho mai scarabocchiato i verbali nemmeno con un punto interrogativo. Li facevo, ma scrivevo senza comprendere, stavo attento solo alla scrittura e non al contenuto. L’ho solo aiutato. I biglietti sono miei. Non ho mai discusso con Vincenzo Scarantino della sua collaborazione sulla strage di via D’Amelio. Non gli ho mai dato suggerimenti o appunti”. Lo ha detto Fabrizio Mattei, rispondendo alle domande del Pm Stefano Luciani, nel procesos che si celebra a Caltanissetta per il depistaggio sulle indagini della strage di via D’Amelio. Mattei, insieme ad altri suoi due colleghi poliziotti, Mario Bo e Michele Ribaudo, e’ accusato di calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa nostra. “Scarantino aveva difficolta’ a leggere e a scrivere. Mi chiedeva anche di leggergli il giornale”, ha aggiunto, “una volta lo trovai furioso, come un lupo in gabbia, perche’ l’avvocato Petronio aveva tirato fuori delle sue foto con degli omosessuali. Il giorno dopo si presento’ con un verbale e mi chiese di leggerlo e se glielo potevo scrivere”. L’imputato, nel corso della suo interrogatorio, ha anche riferito che mai nessuno gli ha chiesto di staccare le registrazioni durante le intercettazioni: “Non ricordo che ci siano stati mai episodi del genere”.  

“Non ricordo di aver scritto degli appunti ai margini dei verbali”, ha aggiunto Mattei. “Scarantino – ha spiegato – non aveva nessuno a cui potersi rivolgere e dopo la prima volta che gli ho letto un verbale non mi sono piu’ sottratto a questo compito. Parlava con noi della sua vita quotidiana, dei suoi problemi”. Poi l’imputato, ha risposto, tra le lacrime, ad una domanda che gli e’ stata rivolta in sede di contro esame dal suo legale di fiducia, Giuseppe Seminara. “Tutti i giorni mi sveglio ripensando a quel giorno in cui l’ho aiutato e mi chiedo se avessi potuto fare altro per evitarlo e penso sempre che avrei rifatto la stessa cosa”, ha detto. Ha inoltre riferito, rispondendo all’avvocato Giuseppe Scozzola, di non aver mai visto nessun telefono nella casa in cui viveva Scarantino. Il processo riprendera’ il 12 febbraio nell’aula bunker del carcere di Caltanissetta. 

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